Leica Vario-Elmar-R 28-70mm f/3.5-4.5 II

  • Codice – 11364-ROM
  • Production era – 1990-1997 < 34,110 lenses
  • Variants – 1992 Barcelona Olympia edition with lens head inscription: OLYMPISCHE SPIELE ’92
  • Manufacturer – Sigma / Minolta Kyocera second version?
  • Number of lenses /groups – 11 / 8
  • F stop range – f/3.5 – f/22
  • Closest focusing distance – 50 cm / 1.64 ft
  • Angle of view diagonal – 76 and 34 degrees
  • Filter type – 60mm
  • Materials – Metal and rubber
  • Dimensions (length x diameter) – 3 x 2.7 in
  • Weight – 450 g /1 lb
  • Inscriptions – LEICA VARIO-ELMAR-R 1:3.5-4.5 28-70mm 3XXXXXX –
    LEICA VARIO-ELMAR-R 1:3.5-4.5 28-70 E 60 3XXXXXX

La lente si presenta con una costruzione assolutamente di primordine con barilotto interamente in metallo , 2 ghiere in gomma, una per variare la focale e una per la messa a fuoco e una in metallo zigrinato per il diaframma vicino alla baionetta come di consuetudine.

E’ dotata di un interessantissimo paraluce in metallo smontabile che si può anche innestare al contrario per non occupare spazio quando non si usa prendendo il posto della ghiera di messa a fuoco sostituendola per focheggiare, davvero un’idea geniale che purtroppo non è stata replicata su altre lenti.

L’obiettivo è molto compatto e leggero e non cambia la lunghezza variando la focale. Ha un attacco per i filtri di 60mm e l’estremità fuoriesce di 1cm circa quando si focheggia alla massima estensione.

Un Leica fabbricato da Sigma per quanto riguarda la prima versione , progetto poi passato nelle mani di Minolta e Kyocera (si vocifera) per la seconda versione su specifiche e standard tedeschi, non c’è dubbio che sia ben fatto anche perchè il suo prezzo di listino nel 1996 era di 2.300.000 lire, non proprio un acquisto economico se paragonato a ZOOM di altre marche anche più luminosi.

Non ho notato dominanti, anzi sembra molto neutro nei colori .

La macchina lo riconosce tramite i contatti ROM perfettamente e scrive i valori di diaframma e focale nei dati Exif.

La resa della lente è molto buona tranne che per i valori di distorsione sia a 28mm (barilotto) che a 70mm (cuscinetto) .

Non vi è però nessun problema per la correzione su lightroom , basta applicare valori compresi tra -6 (70mm) fino ad un massimo di +11 (28mm) con un semplice click sul parametro distorsione.

Non ho notato particolari problemi di aberrazione e vignettatura, mostrando anche un piacevole sfuocato a 70mm a diaframmi anche intermedi.

I piccoli difetti di distorsione si correggono con una preimpostazione e risultati sono ottimi, confermando che con le tecnologie di oggi e i programmi di fotoritocco si possono utilizzare obiettivi che su pellicola erano stati definiti “non perfetti” o addirittura “deludenti” e renderli incredibilmente buoni, addirittura quasi perfetti .

alcuni esempi con focali da 28mm a 70mm, diaframma da F3.5 a F8 su SL2 e R-L adapter Leica.

Leica Elmarit 24mm F/2.8 v2 E60

  • Order nos. – 11221 without ROM, 11257 ROM possible cam-3 only, 11331 with ROM
  • Production era – 1974-2006 < 20,200 lenses
  • Manufacturer – Minolta/Leica v1 , Leica v2
  • Variants – 1974-1990 without ROM, 1990-1996 ROM possible, 1996-2006 with ROM
  • Number of lenses /groups – 9 / 7
  • F stop range – f/2.8 – f/22
  • Closest focusing distance – 30 cm / 11.81 in
  • Angle of view diagonal – 84 degrees
  • Filter type – Series 8 oppure E60mm dalla versione 2
  • Accessories – Hood: 12506 or 12523; Front cap: 14184 or 14290
  • Dimension length x diameter – 48.5 x 67 mm / 1.91 x 2.64 in
  • Weight – 420 g /0.93 lb
  • Inscription – ELMARIT-R 1:2.8/24 LEITZ WETZLAR 3XXXXXX
    ELMARIT-R 1:2.8/24 E60 3XXXXXX LEICA

Leica per ottimizzare i costi e per semplificare il proprio ciclo produttivo si è affidata in varie occasioni ad altri eccellenti e famosi marchi per produrre focali nelle quali non voleva o poteva cimentarsi.

Così Zeiss, Schneider Kreuznach, Minolta e Sigma hanno prodotto per Leica varie lenti e schemi ottici sia nella montatura M/CL , sia in quella R. Questo è il caso del 24mm Elmarit F 2.8 prima versione il cui schema ottico fu calcolato da Minolta che fornì i vetri a Leica che assemblò il nocciolo ottico e li racchiuse nei loro inconfondibili cilindri di metallo nero col bollino rosso.. Non fu un’operazione indolore e per i leicisti duri e puri questi matrimoni interrazziali furono come un tradimento , più per una questione di orgoglio che nella pratica dal momento che Minolta nel 1974 era uno dei più grandi e affidabili produttori di Lenti del mondo , in grado di brevettare miscele segrete e trattamenti innovativi invidiati e rincorsi dall’intera schiera di grandi marchi nel panorama della fotografia mondiale, senza contare il fatto che fu la prima casa produttrice di macchine fotografiche a introdurre l’autofocus all’interno di un corpo macchina andato in produzione….

Naturalmente Leica non è che sbandierasse la collaborazione con Minolta nei suoi depliant ma nonostante tutto non fece nulla per crearsi un progetto R da 24mm totalmente fatto in casa per molti e molti anni… almeno fin quando non fu costretta proprio da Minolta che per vicissitudini non ben chiare non riuscì o non volle più fornire i vetri , sui quali pendeva un brevetto e un processo di produzione che non si poteva cedere certo ad una concorrente tra l’altro proprio in quel periodo di grande sviluppo e concorrenza che nei decenni successivi portò anche al fallimento della stessa casa nipponica e più precisamente durante l’avvento del digitale tra il 2003 e il 2006 ….

Come detto su questa lente vi è una sorta di insabbiamento, volutamente si è cercato di nascondere il peccato originale della prima versione con vetri forniti direttamente dalla casa giapponese…. quindi quando Minolta non fornì più i vetri per l’assemblaggio del nocciolo ottico e visto che questo modello doveva rimanere e rimase in produzione dal 1974 fino al 2005, e cioè per 31 anni , Leica decise giocoforza di produrseli da sola adattando lo schema ottico Minolta alle diverse miscele con piccole variazioni e sostituendo alcuni trattamenti antiriflesso ma non discostandosi dallo schema originale che prevedeva sempre l’innovativo elemento flottante che aiutava la correzione delle distorsioni alle brevi distanze .

A questo punto i vetri prodotti in Germania e l’assemblaggio a Wetzlar lo rendendono effettivamente made in Germany al 100% , riportando la dicitura E60 sulla filettatura della lente frontale e divenendo a tutti gli effetti una versione 2. Cosa fare a questo punto?

Si dovrà informare la clientela di questo pedigree finalmente riconquistato? Si preferì tacere e così come non fu sponsorizzata la collaborazione con Minolta, nemmeno fu dichiarata la nuova produzione totale in Germania nella versione finale…

Per decenni il 24mm R è stato un compagno fedele dei fotografi paesaggisti che necessitavano di quell’angolo di campo che è una via di mezzo tra il classico 28mm e l’estremo 19mm e 21mm , che tra l’altro è un’altra collaborazione esterna ad opera questa volta di Schneider-Kreuznach. La particolare focale di 24mm è anche molto apprezzata dai fotografi reportagisti che le riservano volentieri un posticino nella borsa data la sua compattezza e affidabilità.

Gli anni passano e questa lente si è guadagnata un posto nei corredi dei cineoperatori di tutto il mondo che usano Leica per il suo look vintage e la qualità generale dei prodotti. La focale da 24mm rimane una delle più gettonate nelle scene in cui l’operatore si deve avvicinare molto al soggetto ed entrare nel vivo dell’azione… così dopo il 19mm , la focale 24mm è la scelta preferita. Leggendo qua e là tra i vari forum le motivazioni che spingono i cineasti ad usare le lenti Leica sembrano legate non tanto alla estrema nitidezza ma più che altro alle tonalità e anche a quelle che potrebbero essere giudicate dei difetti per i fotografi che ricercano solo la perfezione dell’immagine , vale a dire la risposta al sole diretto, i flare che sui controluce creano un fantastico effetto scenico , con la scomposizione dell’intero schema ottico sul fotogramma dalle mille sfumature di colore dei trattamenti antiriflesso di ogni lente lungo la diagonale prodotta dalla luce del sole.

Questo avviene con imbarazzante naturalezza sul 24mm R elmarit , così come sul 19mm R v1 e v2 nonostante il paraluce abbondante e senza la presenza di filtri.

Anche le aberrazioni ai lati del fotogramma sono presenti sui moderni sensori digitali, ma come dico sempre , se si riescono a correggere in postproduzione senza creare effetti collaterali , non sono da considerarsi un difetto e così è.

Basta crearsi un preset in Lightroom e tutto viene corretto ed eliminato senza problemi.

Se dovessi fare un paragone direi che come resa cromatica la trovo simile al 28mm elmarit v1, con tonalità tendendenti al neutro/freddo , così come la nitidezza generale è molto simile e in linea al 28mm V1 R .

Il 28mm R v2 è decisamente più performante sotto ogni punto di vista , direi irraggiungibile da ogni grandangolo R mai prodotto e da quasi tutti i grandangoli M in casa leica , perfino su SL2.

Le prime impressioni/prove del 24 elmarit R v2 E60 su SL2.

Devo essere sincero, gli angoli di un sensore da 47mp sono delle sfide difficili da vincere…. e così anche il 24mm R v2 si prende un bel voto ma non la lode per gli angoli estremi come il 19mm v2 R e il 28mm v2 R che rimangono dei riferimenti nelle proprie focali.

Lo sfuocato lo trovo progressivo e non nervoso ma presente anche ad aperture medie se si mettono a fuoco particolari molto vicini. Si perchè questa lente riesce a mettere a fuoco anche a 30cm….. alla faccia della limitazione nei telemetri delle cugine M…. altro punto di forza nelle scene dove è necessario entrare in cotatto col soggetto….

Altre prove col sole diretto al tramonto , l’effetto dato dai flare , col leggero offuscamento dell’immagine è piacevolissimo , appunto molto cinematografico….

La grande richiesta di questa lente nel settore cinematografico ha fatto si che che il suo valore si attesti ad oggi ben oltre le mille euro per la prima versione , con punte di 1500 euro per la versione 2 E60 e 2000 euro per la versione con contatti ROM.

Molte lenti vengono acquistate per essere poi smembrate da ditte specializzate , prelevando il gruppo ottico che viene reinserito in una montatura con flangia compatibile con le più comuni apparecchiature digitali utilizzate nell’industria del cinema e vendute a prezzi da capogiro.

Seguiranno altre prove nei prossimi giorni.

Leica Summilux 50mm R f/1.4

Capolavoro delle vetrerie Leitz , un prezioso miscuglio di sabbie silicee e ossidi delle terre rare colati in crogiuoli di platino .

Il summilux 50R , sopra paragonato al bulimico summilux 50 SL, col primo schema ottico, con paraluce telescopico incorporato se paragonato al summicron 50 R/M ha una saturazione leggermente superiore , così come la nitidezza sembra avere uno stop di vantaggio pareggiandosi circa ad F5.6/8 , oltre si comincia a peggiorare.

Lo sfuocato è a volte pastoso, altre un po’ movimentato sui dettagli fini e produce alle massime aperture una vignettatura che però è facilissima da correggere in post-produzione sulle scansioni di alta qualità. La nitidezza ad F 1,4 la trovo molto buona perfino su digitale, quasi sorprendente per una lente del 1978, così come il contenimento delle aberrazioni e specialmente del purple fringing … su pellicola non si può chiedere di più come definizione e rendimento, non so quanto si apprezzerebbe una performance superiore a questa, se non con diapositive 50 asa o con pellicole BN grana fine da 50 asa in giù, ma credo che sarebbe difficile senza scomodare stampe dal 50×70 in sù. A diaframmi più chiusi, intorno a F 5.6 si arriva al massimo delle prestazioni come risolvenza seguendo i grafici MTF e devo dire che la resa comincia ad essere davvero alla “summicron”, anzi perfino superiore. Diciamo che diversamente da altre lenti F 1.4 che utilizzano la massima apertura solo in caso di “emergenza” , questa ha una performance robusta e pienamente fruibile senza “nebbie” o “appannamenti”. Sviluppo Rollei, scansione Noritsu, By Matteotti Studio .

Qui sotto scatti con SL2 e 50 Summilux R

di seguito qualche scatto del 50 LUX R + R9 su pellicola fuji c200 . Scatti eseguiti a F 1.4 e F 5.6 , i due diaframmi dove si ha il maggior sfuocato e la maggiore nitidezza.

Leica 28mm f/2.8 Elmarit-R II

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28mm è sicuramente la focale che preferisco.

Ho posseduto diversi 28mm e negli anni mi son capitati fra le mani dei veri e propri gioielli . Il 28mm Nikkor 2.8 degli anni 90, il 28mm Nikkor AF-s 1.8 più recente, il Nikkor 28 F2 Pre-AI , la versione aps-c della Coolpix A (18mm che diventano 28mm equivalenti)  e anche la compatta a pellicola che preferisco, la Nikon 28Ti monta un nikkor 2.8 straordinario.

Ho posseduto  la prima versione Leica di 28mm Elmarit e l’ho trovata davvero ben equilibrata, leggera, compatta con una resa sincera che ti conquista , una lente che porteresti sempre dietro. Ci ho scattato quasi tutti e 32 i rullini del viaggio negli Stati Uniti e il risultato è stato sempre all’altezza , alla fine non riuscivo più a toglierla dalla R8.

Dopo l’uso della prima versione di questo Elmarit decisi di acquistare anche la seconda versione , non perchè fossì scontento dell’altra,  ma perchè tutti i fotografi parlavano di un miglioramento generale nelle prestazioni , nei controluce e  soprattutto negli angoli estremi con i nuovi sensori digitali densi di megapixel… e c’è poco da fare : è esattamente così.

Prima di provare questa versione, ero convinto che il miglior 28mm che avessi mai avuto fosse l’elmarit 28mm V4  del sistema Leica M , una lente semplicemente favolosa.

Per certi aspetti credo che questa sia la versione R del cugino M  … perchè la resa dei colori e la nitidezza si assomigliano molto anche se questa versione R secondo me sui bordi delle full frame digitali ha una marcia in più per via del maggiore tiraggio e della minore inclinazione dei raggi luminosi sulle zone periferiche del sensore.

Esteriormente rispetto alla prima versione si distinque per un paraluce telescopico incorporato e una ghiera plastificata ma risulta compatto e con una bella impugnatura.

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Sulla R8 mostra una texture più raffinata rispetto al suo fratello maggiore e anche con grana di 200 asa o 400 asa gli angoli rimangono ben definiti…. qui sotto con una modesta kodacolor 200.

Rispetto alla prima versione mostra anche una resa più neutra rispetto a quella notoriamente più fredda dell’altra.

In totale ne sono stati prodotti solo 3700 rendendolo molto ricercato e difficile da trovare … il prezzo è destinato a salire , se potete trovatene uno prima che arrivino a quotazioni troppo alte, adesso già si aggirano sopra i 1000 euro per la versione non ROM.

 

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Penso che sarà una delle lenti più usate  sulla mia Leica SL2 e adattatori…  gran bella coppia, contrasto e dettaglio eccellenti, nessuna difficoltà a gestire i 47mp … difficile chiedere di meglio su quella focale.

Se devo proprio trovargli un punto debole direi il numero pari di lamelle del diaframma che in caso di controluce puntiforme producono diversamente dai numeri dispari le stelle con raggi accoppiati invece della stella con raggi equidistanti esteticamente più piacevole secondo me.

Questo 28 insieme al 50 summicron R forma un tipico kit da viaggio compatto, in grado di sfruttare tutta la risoluzione della SL2 su tutta la diagonale .

 

Leica 19mm f/2.8 Elmarit-R II

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Esistono 2 versioni di questa lente, entrambe sono progettate da Walter Mandler.

La prima versione ha un fascino molto particolare e una caratteristica distorsione Mustache( con le curve di un baffo) che la rende di difficile correzione.

Va molto bene su pellicola e dona un certo effetto “cinematografico” alle scene, specialmente in controluce, con uno sfuocato e un’aurea avvolgente, quasi come fossimo dentro ad un sogno.

La resa ai bordi della prima versione sul supporto a pellicola è più che soddisfacente ma purtroppo sui bordi di un sensore digitale full frame risulta un po’ morbida.

Leica rivisitò questa lente, un po’ troppo criticata per via della sua distorsione e anche per la generosa  dimensione della lente frontale e ne progettò una seconda versione che la superava un po’ in tutto… resa dei colori, microdettaglio, contrasto e soprattutto distorsione, era sparita quella incurvatura centrale ed era anche più compatta.

La seconda versione prodotta dal 1990 al 2009  conta un numero di 5900 unità e la rende abbastanza rara nella produzione Leica. Decisi di acquistarla dopo aver visto gli scatti di un fotografo americano che aveva fotografato i parchi naturali degli Stati Uniti perchè erano così ricchi di dettagli e così perfetti anche sui bordi da far impallidire anche gli ultragrandangolari moderni.

La lente è anche dotata di un filtro rotante incastonato nello schema ottico che da la possibilità di aggiungere dei filtri colorati , utile magari per chi vuole scattare un rullino a pellicola in bianco e nero e sfruttare questa caratteristica… per chi scatta con pellicole a colori diventa inutile.

La prova sul campo con SL2

Leica  SL2 , adattatore e profilo R caricato … il risultato è davvero notevole…

apro una parentesi sulla SL2 …la cosa che mi ha fatto preferire questa alla panasonic S1R è stata la possibilità di continuare ad usare i file raw con estensione DNG che si lavorano anche con un pc non proprio recentissimo, senza particolari problemi… pensavo davvero che il pc si sdraiasse e chiedesse pietà invece se li digerisce proprio bene questi 47 mp… poi il vantaggio di riconoscere i profili delle lenti Leica R, M è una impagabile comodità.

Non avevo mai montato la lente in questione su una full frame digitale e mi sono accorto  che negli angoli molto estremi vignetta bruscamente. Questo particolare a dire il vero non si notava molto su pellicola, probabilmente perchè i telaietti della scansione o lo stesso scanner finiscono per togliere qualche millimetro all’immagine. Sul sensore della SL2 il problema che avevo erroneamente attribuito al vistoso paraluce viene fuori in maniera evidente e devo dire che è di difficile correzione con i metodi tradizionali per la correzione della vignettatura. Unica soluzione che ho trovato è quella di scalare l’immagine di un 3/4 % eliminando totalmente l’angolo estremo e correggendo i leggeri residui con il correttore vignettatura, un po’ come fa la Q2 trasformando il 24 in un 28. In questo modo si finisce per avere un 20mm circa, davvero perfetto dal punto di vista della nitidezza estrema , perdendo così qualche grado dell’angolo di campo e circa 1mm di focale. Sacrificio accettabile…

E luce fu

Le gallerie antiaeree della SMI , costruite nel 1934 per proteggere gli operai della fabbrica dai bombardamenti… 3km di tunnel sulla montagna pistoiese a Campotizzoro. La SMI è stata la più grande fabbrica-città che produceva munizioni in tutta Europa fino al 1990 … pensate che riforniva tutte le truppe NATO nel continente, perfino le leggendarie pallottole full metal jacket venivano prodotte qui…. Anche il proiettile che uccise JFK era purtroppo prodotto dalla SMI che custodisce ancora il fucile dell’assassino del Presidente Kennedy perchè fu spedito per una perizia balistica e mai ritirato dalla CIA. …..anche questa una realtà italiana comprata dai tedeschi e smantellata dopo aver trasferito la produzione in Germania rendendo questo stabilimento un relitto in disfacimento costante….. sopravvive solo il museo grazie all’impegno di alcuni volontari….

In questi scatti ho usato la SL2  e il 19mm R v2 , iso da 200 a 1600, tempi da 1/4 sec a 2 secondi , mano libera tutto a F8 iperfocale (si mette diaframma 8 e il simbolo infinito sull’8 e siete a fuoco da 70cm a infinito).

Nelle gallerie, anche se sembra giorno, era buio pesto, con una illuminazione mista incandescenza/neon … credo che lo stabilizzatore sia veramente fondamentale in alcune situazioni e sia il vero passo avanti tecnologico che fa la differenza in questi ultimi 3/4 anni. Si riesce a scattare anche a 2 secondi a mano libera… che quando riguardavo gli scatti tra me e me mi pareva impossibile… SL2 davvero NO LIMITS

Le Crete senesi e il 19R v2

Ho portato l’accoppiata SL2 e 19mm R anche sulle colline della mia amata Toscana…. e qui se ne son viste delle belle…

La nitidezza, il microdettaglio, la saturazione dei colori, la corposità dei particolari ancora una volta superano ogni aspettativa . Siamo di fronte ad una lente con una resa semplicemente meravigliosa con dei colori vivaci ma non urlati come le recenti produzioni . Non la toglieresti mai…

una versione in bianco e nero che mi ricorda la resa della Monochrom che ho posseduto per un paio di anni. In realtà sulla monochrom montavo il Super Elmar 18 con buoni risultati. L’impressione è che il 19mm R v2 sui diaframmi che vanno da 5.6 a 8 sia ancora più nitido ai bordi e soprattutto al centro del cugino M da 18mm.L1010864-Modifica

Mentre con la maggior parte degli ultragrandangolari si ha la sensazione che l’intera scena sia spiaccicata su un foglio questa lente ha una certa facilità nel rendere tridimensionali i piccoli oggetti , così foglie, aghi di pino, terreni sconnessi prendono forma.

Non ricordo di aver trovato in altre lenti un effetto così marcato e in combinazione allo straordinario sensore della SL2 i dettagli sono straordinari.

infine uno scatto con la R8 e la pellicola Kodak color plus 200 dove si può notare il tallone d’Achille di questa lente nei controluce con la luce leggermente inclinata, il flare color magenta.

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conclusioni

Se riuscite a trovare il 19 R versione 2 e avete una SL o una SL2 prendetelo senza troppi tentennamenti… sul mercato dell’usato conserva ancora delle quotazioni molto alte , dai 2000 euro in sù ma diventerete uno dei 5900 possessori di qualcosa di eterno…. perchè su queste lenti non c’è nulla di elettronico…. meno elettronica meno rischi di guasti…

Al di là di piccoli difettucci in parte correggibili o evitabili come la vignettatura sull’estremità degli angoli e i flare in controluce, questa lente ha una resa leggendaria che supera senza problemi il test dei 47mp.

Il fatto che sia una lente a fuoco manuale in realtà lo considero un vantaggio perchè una lente autofocus ultragrandangolare tende a lasciare fuori dalla zona a fuoco gli angoli basandosi prevalentemente sul centro della scena. Con l’ausilio del focus peaking invece si ha una messa a fuoco millimetrica sui primi piani fino agli angoli estremi che vengono evidenziati… non si può chiedere di meglio per queste focali.

 

Leica Telyt-R 350mm F4.8

Sono un felice possessore del fantastico sistema Leica R con una Leica R8 e avendo testato sul campo la qualità straordinaria dei suoi obiettivi ho deciso di prendere un Tele con una focale importante e cioè 350mm da poter utilizzare anche sulle digitali APS-C come teleobiettivo dalla focale di 525mm equivalenti .

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Solido robusto, non molto pesante nonostante la focale e di sostanza che trovo magnifico per diversi aspetti: il primo è sicuramente la costruzione, nonostante sia un oggetto progettato 40 anni fa sembra ancora oggi appena uscito dalla catena di montaggio in Germania. Linea moderna , paraluce telescopico , supporto per cavalletto robustissimo e ruotabile, uno strumento che trasmette una sensazione di professionalità e qualità.  Avendo già una misura di 180mm coperta dall’Elmarit-R 180 F2.8 R ho deciso di raddoppiare i millimetri per evitare focali troppo vicine e così la scelta è ricaduta sull’obiettivo sopracitato scavalcando il Telyt-R 250 F4  e scartando la focale 560 mm F 6.8 per la dimensione davvero esosa della lente.

Mi sono innamorato di questa lente dopo aver letto l’esaustivo e completissimo articolo di Marco Cavina in merito. Questa lente è uno degli ultimi progetti del grande progettista ottico Mandler e rappresenta lo spartiacque tra i sistemi a lenti tradizionali e i nuovi schemi con vetri a bassa dispersione che verranno adottati sui tele a partire dagli anni ’80. La lente costava nel 1980 la bellezza di 7.700.000 lire circa e rappresentava un investimento davvero importante per l’epoca .

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Si poteva accoppiare perfino con il duplicatore 11236 per ottenere una focale equivalente a 700mm con una perdita di 2 STOP di luminosità. Il duplicatore in questione, equipaggiato con il vetro dei celeberrimi obiettivi Leica Noctilux ,  costava, reggetevi forte, la bellezza di 2.300.000 lire e, se acquistato  insieme al teleobiettivo raggiungeva la cifra di 10 milioni di lire tonde ,tonde, praticamente il costo di una Volkswagen Golf  nel 1980.

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Questa lente, prodotta in soli 2600 esemplari secondo me rappresenta la scelta ottimale se cercate una focale tra 250mm e 500mm soprattutto per chi come me possiede i sistemi digitali Leica , in particolare il sistema con attacco L-mount.  Su CL questo bazooka tedesco montato con opportuni adattatori si trasforma in un 525mm equivalente grazie al crop del sensore APS-C . Se avete l’adattatore originale potrete accedere al menù della macchina e far applicare le correzioni e i dati exif ai vostri scatti.

Per semplificare si potrebbe dire che  questa lente rappresenta il massimo ottenibile con le lenti non ED (a bassa dispersione) , una sorta di nonnino palestrato che fa la break-dance in mezzo ai giovincelli . Non essendo una lente con schema Apocromatico ha bisogno di correzioni su aberrazione e purple fringing in post produzione , ma avendo ottenuto ottimi risultati con il mio  Elmarit-R 180 sapevo che avrei potuto correggerlo senza particolari problemi e mi sono semplicemente creato una preimpostazione su Lightroom , devo dire con risultati sorprendenti perfino su un sensore denso come quello della CL , che ricordo essere più denso di pixel di una SL2 . Quindi con un click si aggiusta tutto, anche aberrazioni importanti ed evidentissime nei controluce estremi.

Vi mostro alcuni scatti con l’aggiunta dei crop 100% del Leica 350 Telyt R su CL , adattatore e monopiede, diaframma da F5.6 a F8 da 1/1000 a 1/16000 sec controluce. Iso fino a 2000 in caso di mancanza di sole e verso le ore tarde del pomeriggio. Focus peaking e ingrandimento del punto di messa a fuoco attivi.

Il dettaglio a 525mm equivalenti risulta davvero notevole. Tutte le foto sono state lavorate con Lightroom partendo dal dng e applicando correzione aberrazione automatica e manuale e maschera di contrasto con un preset creato apposta e applicato a tutte con piccole variazioni a seconda delle scene.

Ho notato che a 525mm equivalenti (350mm x 1.5 dato dal fattore di crop del sensore aps-c) alcune scene con inquadrature a lunga distanza mostrano  il riverbero dovuto all’aria calda che sale creando una sorta di effetto “miraggio” .

Questa lente , ribadisco, grazie alla possibilità di correzione di aberrazioni ottiche anche importanti offerta dai moderni software di postproduzione e alle nuove mirrorless con sensori performanti, è sia uno strumento potentissimo ma allo stesso tempo molto impegnativo da usare visto che per evitare il mosso si deve scattare con tempi inferiori a 1/640 sec anche su monopiede . Su sensori densissimi come su CL consiglierei di scattare con tempi inferiori a 1/1000 sec.

I risultati migliori secondo le mie prove li ho ottenuti con diaframma da F6.3 a F8 e tempi di scatto di 1/1000 sec. su cavalletto.

Premetto che questa lente mi ha fatto venir voglia di fare qualche scatto anche alla fauna selvatica e allora per la prima volta mi sono cimentato in questo genere fotografico con un po’ di dubbi sul risultato . Mi sono recato con un amico in un parco attrezzato con capanni per l’osservazione degli animali . La giornata era nuvolosa e solo per poco tempo è uscito un pochetto di sole permettendomi di abbassare gli iso .

Questi scatti  sono stati effettuati con Leica CL ,adattatore e Leica Telyt-R 350 a 525mm equivalenti , da F5.6 a F8 , tempi 1/640sec iso da 200 a 2500 , fuoco naturalmente manuale con focus peaking e ingrandimento , files lavorati con Lightroom .

I files erano talmente buoni che mi hanno permesso anche crop del 50% ricalcolando la maschera di contrasto per la nuova dimensione.

Grazie a Paolo Pratesi per la compagnia e per avermi portato in questo affascinante ambiente naturale.

Devo inanzitutto dirvi che grazie agli ausili delle moderne mirrorless dotate di mirino elettronico mettere a fuoco manualmente con questi “cannoni” è davvero molto facile , certo non su scene dinamiche, ma su scene con un soggetto fermo o in un punto preciso  la nitidezza  è perfettamente dove vogliamo che sia. Semplicemente fantastico… anzi , per conto mio incenerisce per praticità e quantità di buoni  risultati  qualsivoglia macchina fotografica col classico sistema reflex anche autofocus.

Col duplicatore di focale 2X e con 1,5 X di fattore di crop APS-C quindi a  1050 mm il gioco si fa duro…naturalmente è tutta una scommessa , però , la possibilità di salire di iso senza troppi effetti collaterali di Leica CL ha permesso di scattare a F8 + 2 stop di duplicatore , quindi siamo a F16 , 1/1000sec portando a casa gli scatti anche a 4000/5000 iso….. assolutamente cavalletto o monopiede….

 

 

e infine la prova della Luna….

Ho messo il 350 Telyt sul cavalletto con duplicatore 2X, anello adattatore , impostato il diaframma a F8 , regolato i tempi a 1/160sec e iso 100 per avere la maggior nitidezza possibile. La messa a fuoco devo dire che è difficilissima e basta meno di un millimetro di spostamento della ghiera di MAF per perdere nitidezza… Sequenza di foto a intervalli di 5 secondi per evitare di avere un micromosso premendo il pulsante di scatto.

Mancavano 2 giorni alla super Luna ma il cielo era limpidissimo. Ho anche effettuato alcuni scatti il giorno esatto ma il cielo non era limpido e i risultati sono stati inferiori.

Allego qui il migliore lavorato con Lightroom .

moon