Leica Elmarit Fisheye 16mm F/2.8

  • Production era 1974-2001 < 2,950 lenses
  • Lens mount – LEICA R-bayonet
  • Manufacturer – Minolta
  • Variants – 2-cam, 3-cam, 3rd cam and ROM conversion after 1996
  • Number of lenses/groups – 11 /8
  • Focusing range – 30 cm / 11.81 in < ∞
  • Aperture – f/2.8-f/16 in half-stops
  • Smallest object field/Largest reproduction ratio – 401 x 601 mm
  • Angle of view diagonal – 180°
  • Scales – Combined meter/feet graduation
  • Filter mount/Lens hood – Built-in, telescopic lens hood; built-in turret with 4 filters (UVa, yellow, orange and blue conversion filter 80 B)
  • Accessories – Front cap: 14089
  • Viewfinder – Camera viewfinder
  • Materials – Anodized aluminum and optical glass
  • Length to bayonet flange – 60 mm /2.36 in
  • Largest diameter – 71 mm /2.8 in
  • Weight – 460 g / 1 lb
  • Inscription – FISHEYE-ELMARIT-R 1:2.8/16 LEITZ WETZLAR

Il fisheye è una lente che ti dimentichi di aver comprato.

Sta nello scaffale per mesi o anni senza che ti venga in mente di prenderla e spesso anche quando decidi di dargli una chance e di portartelo dietro va a finire che non lo usi.

Ho avuto 3 fisheye , di cui uno per formato Nikon DX e per tutti è stata la stessa storia.

Capita raramente di avere un soggetto che calza a pennello per quella focale di 16mm ma soprattutto per il suo bizzarro angolo di campo di 180°.

Se stai per visitare luoghi con grandi edifici, interni di luoghi enormi, vecchie case abbandonate o il cratere di un meteorite di 2 km di diametro il fisheye è la tua lente….. non scherzo.. il mio primo fisheye lo comprai negli Stati Uniti nel 2005 poco prima di visitare “The meteor crater” in Arizona…. comunque diciamo che in tutti gli altri casi gli preferisco sempre un buon ultragrandangolare da 14mm , ma anche da 16mm o da 19mm è quasi sempre più che sufficiente.

Se sei un tipo un po’ originale e ti piace creare qualche strano effetto speciale il fisheye può aiutarti perchè ha delle caratteristiche davvero interessanti… inanzitutto ha una profondità di campo notevole anche a diaframmi aperti ed è facile impostare una iperfocale e scordarsi di mettere a fuoco nella maggior parte delle scene…. poi ha una messa a fuoco minima di 30cm e nel caso di riprese ravvicinate l’effetto di un angolo di campo di 180° ti aiuta a creare immagini molto particolari.

In particolare questo Elmarit Leica , progettato da Minolta su specifiche della casa tedesca direi che se la cava molto bene. Non sono un tecnico e non mi metto a spulciare tutti i parametri misurati in laboratorio ma in linea di massima dico che se riesco a correggere i piccoli difetti di una immagine prodotta da una lente, quali aberrazione, purple fringing senza intaccare l’orginalità , l’integrità e i colori dei soggetti con delle semplici regolazioni di Lightroom , per me la lente supera il test del digitale.

E così è per questa, che pur essendo progettata nel lontano 1974 , riesce a prendersi un bel 7 , ma direi anche un 7 e mezzo.

Con un paio di regolazioni e correzioni nei parametri di lightroom si fanno sparire con grande facilità i tipici difetti di queste focali così spinte, come sfrangature ciano/magenta/verde/giallo sui bordi estremi, il leggero bordino viola (purple fringing) vicino alle zone dove c’è un repentino aumento di luminosità, come i piccoli rametti degli alberi in controluce ecc.

Ho testato il Fisheye Leica sulla mia SL2 , con adattatore e profilo originale caricato.

Quasi tutti gli scatti sono stati eseguiti con diaframmi che vanno da F 5.6 a F9 e sfruttando lo stabilizzatore sul sensore nelle foto in interno sono sceso fino a 1/5 sec senza mai fare un mosso, ma sarei potuto scendere anche oltre se la luce lo richiedesse, perfino 1 secondo per quanto è efficiente questo sistema.

Come dicevo , negli interni o in grandi spazi il fisheye risulta divertente e in cambio di una visione a 180° dell’ambiente si riesce a perdonargli quella sua incurvatura che diventa anzi una caratteristica ben riconoscibile.

Il top dell’effetto si raggiunge con grandi strutture e ancora meglio se ti sovrastano o ti circondano e in quel caso la sua visione d’insieme ti lascia quasi sbalordito nel bellissimo e dettagliato mirino della Leica SL2 : le lunghe linee di una struttura diventano archi che percorrono tutto il frame e stando attenti a rimanere in bolla i soggetti che si troveranno nella parte centrale saranno lasciati senza curvature eccessive.

Questo modello di fisheye è dotato di vari filtri colorati incorporati e ha la possibilità di innestarli semplicemente ruotando una ghiera. In Digitale non li ho mai usati ma potrebbero dare una mano su pellicola o se si ha intenzione di fare qualche bianco e nero.

Concludo dicendo che da quando uso le mirrorless e gli ultragrandangolari , specialmente quelli con fuoco manuale , riesco a mettere a fuoco in maniera migliore le parti periferiche, utilizzando la tecnologia focus peaking e ingrandendo e illuminando di rosso i particolari a fuoco nei bordi dell’immagine prima dello scatto.

In questo modo si riesce a migliorare la percezione di nitidezza delle immagini e ti fa capire che l’autofocus sulle focali ultragrandangolari può non essere sempre corretto.

Si deve fare molta attenzione a dove cade il fuoco e se la conseguente profondità di campo scelta in base al diaframma è in grado di includere i soggetti vicino ai bordi che visto la focale spinta si potrebbero trovare anche molto distanti da te. Se non sono a fuoco a volte basta chiudere di uno stop il diaframma o riposizionare la messa a fuoco più vicina.

Leica Summilux 50mm R f/1.4

Capolavoro delle vetrerie Leitz , un prezioso miscuglio di sabbie silicee e ossidi delle terre rare colati in crogiuoli di platino .

Il summilux 50R , sopra paragonato al bulimico summilux 50 SL, col primo schema ottico, con paraluce telescopico incorporato se paragonato al summicron 50 R/M ha una saturazione leggermente superiore , così come la nitidezza sembra avere uno stop di vantaggio pareggiandosi circa ad F5.6/8 , oltre si comincia a peggiorare.

Lo sfuocato è a volte pastoso, altre un po’ movimentato sui dettagli fini e produce alle massime aperture una vignettatura che però è facilissima da correggere in post-produzione sulle scansioni di alta qualità. La nitidezza ad F 1,4 la trovo molto buona perfino su digitale, quasi sorprendente per una lente del 1978, così come il contenimento delle aberrazioni e specialmente del purple fringing … su pellicola non si può chiedere di più come definizione e rendimento, non so quanto si apprezzerebbe una performance superiore a questa, se non con diapositive 50 asa o con pellicole BN grana fine da 50 asa in giù, ma credo che sarebbe difficile senza scomodare stampe dal 50×70 in sù. A diaframmi più chiusi, intorno a F 5.6 si arriva al massimo delle prestazioni come risolvenza seguendo i grafici MTF e devo dire che la resa comincia ad essere davvero alla “summicron”, anzi perfino superiore. Diciamo che diversamente da altre lenti F 1.4 che utilizzano la massima apertura solo in caso di “emergenza” , questa ha una performance robusta e pienamente fruibile senza “nebbie” o “appannamenti”. Sviluppo Rollei, scansione Noritsu, By Matteotti Studio .

Qui sotto scatti con SL2 e 50 Summilux R

di seguito qualche scatto del 50 LUX R + R9 su pellicola fuji c200 . Scatti eseguiti a F 1.4 e F 5.6 , i due diaframmi dove si ha il maggior sfuocato e la maggiore nitidezza.

Leica SUMMILUX-SL 50 f/1.4 ASPH.

Senza-titolo-1

La prima volta che presi in mano una SL col 50 summilux SL dissi: “in Leica avete perso la testa … quest’ aggeggio non lo comprerei neanche morto… “…. quanto sarei disposto a sacrificare in termini di portabilità per avere il massimo della qualità? Quanto dev’essere perfetta e qualitativamente superiore un’immagine per portarsi dietro una lente fissa 50mm da 1 kg?

… poi mi capitarono dei files di questa lente che dovevo stampare per una mostra al Leicastore di Firenze, un fotografo russo …. assolutamente un colpo di fulmine… mai visto nulla del genere… sfuocato pastoso e leggero come una nuvola… aberrazioni a tutta apertura finalmente impercettibili….colori perfetti , tridimensionalità mai vista.. e soprattutto nitidezza a F 1.4 sul punto di messa a fuoco assolutamente da primato sembra di avere a che fare con una lente MACRO …. ma siete a F1.4 …. mi son sempre detto cosa fosse passato per la testa al progettista quando ha deciso di costruire questa “arma di fine mondo “… e cominciai a desiderarlo…… montato sulla SL2 mi sono messo a valutare i pro e i contro, alcuni noti ed evidenti… AF lento ….sicuramente pesa…. sicuramente è ingombrante…. 82mm lente frontale… sapevo a cosa andavo incontro e mi son studiato ben benino il materiale che ho trovato in rete anche perchè si parla di una lente da 5000 euro…. inutile che vi dica delle sigillature anti polvere e acqua… delle lenti in vetro costosissimo a dispersione anomala e di quelle asferiche.. della costruzione internal focus e di una progettazione recentissima che sfrutta le ultime tecnologie e calcoli complicatissimi…. E’ stato costruito in quel periodo in cui spopolavano gli  Zeiss Otus 1.4  che macinavano record su record …. però sono manual focus e hanno lo stesso peso…  E’ evidente che per ottenere una immagine davvero perfetta con queste aperture massime non si può progettare una lente con elementi che siano di dimensioni compatte… è otticamente e fisicamente impossibile…. oppure si accettano dei compromessi…. è una coperta corta…. se la tiri da un lato poi ti si scoprono i piedi….. se la abbassi la pancia prende freddo… l’unica soluzione è farsi una coperta bella grande …

Summilux-50-Full-Width_teaser-2400x787

… ho visto gli scatti che sono usciti…e giuro ho pensato : “questa l’ha progettata un alieno o uno che aveva un budget illimitato , oppure uno con un braccio tipo Schwarzenegger ” …. alla fine ho optato per tutte e tre le ipotesi:

l’ha progettata un alieno col budget illimitato e col braccio di Conan il barbaro che voleva dare un messaggio chiaro: questo è quello che Leica è in grado di creare senza nessun compromesso sulla qualità

tutte le foto a F 1.4 con accanto il crop 100%

 

Leica Elmarit-R 180mm F2.8 Prima Versione

Alcuni dati presi da Leica-Wiki

  • Order no. – 11919 . LLC – 187
  • Production era – 1966-1979 < 17,000 lenses
  • Variants – 1, 2 or 3-cam, ELC & ELW versions
  • Number of lenses /groups – 5 / 4
  • F stop range – f/2.8 – f/22
  • Closest focusing distance – 1.8 m / 5.91 ft
  • Smallest object field –
  • Diaphragm setting /type – 8-blade
  • Angle of view diagonal – 14 degrees
  • Filter type – Series VIII + 14165
  • Accessories – Filter-ring: 14165
  • Materials –
  • Dimensions (length x diameter) –
  • Weight – 1325 g /2.92 lb
  • Inscriptions – ELMARIT-R 1:2.8/180 LEITZ CANADA 2XXXXXX
    ELMARIT-R 1:2.8/180 LEITZ WETZLAR 2XXXXXX

180mm f/2.8 Elmarit-R  Serial Numbers

SN Start SN End Product Year Total
2161001 2161500 180mm f/2.8 Elmarit-R 1966 500
2226001 2226500 180mm f/2.8 Elmarit-R 1967 500
2247901 2249900 180mm f/2.8 Elmarit-R (ELW.2-cam) 1967 2000
2280851 2283350 180mm f/2.8 Elmarit-R 1968 2500
2354301 2356300 180mm f/2.8 Elmarit-R (3-cam) 1969 2000
2455501 2457500 180mm f/2.8 Elmarit-R (3-cam) 1970 2000
2498101 2499100 180mm f/2.8 Elmarit-R 1971 1000
2511601 2512600 180mm f/2.8 Elmarit-R (3-cam) 1972 1000
2542501 2543500 180mm f/2.8 Elmarit-R 1972 1000
2673201 2674200 180mm f/2.8 Elmarit-R (2-cam) 1974 1000
2698601 2699600 180mm f/2.8 Elmarit-R (2-cam) 1974 1000
2753051 2754050 180mm f/2.8 Elmarit-R (3-cam) 1975 1000
2838801 2839800 180mm f/2.8 Elmarit-R (ELW.3-cam) 1977 1000
2913101 2913600 180mm f/2.8 Elmarit-R 1978 500
TOTAL ASSIGNED SERIAL NUMBERS 1966-1978 17,000

Volevo un tele vintage per fotografare le colline toscane e fare qualche ritratto con la CL e la R8 ed ho acquistato un 180 R 2.8 3 camme del 1974, che credo non sia mai stato usato…

Forse chi l’aveva comprato l’aveva preso in mano la prima volta e dopo un’ora di uso un’ernia inguinale l’ha costretto a rimetterlo nel cassetto…. Non è il cugino militare APO , ma con il mirino elettronico della CL e le correzioni di Lightroom ,questo quarantenne devo dire che lavora sorprendentemente bene. Il peso non è indifferente ma per qualche uscita saltuaria con monopiede può dare grandi soddisfazioni. I DNG sono stati lavorati su lightroom. La CL col suo adattatore originale riconosce e associa il profilo delle lenti R con le correzioni di base. Nonostante tutto per gli scatti a F 2.8 sono intervenuto per togliere aberrazione e purple fringing che si manifestavano nelle zone di forte contrasto a TA, ed ho ricalcolato la maschera di contrasto . Creata la “formula di correzione” basta applicarla a tutte le foto e spariscono i difetti, questo fa capire quanto il digitale e i software di correzione delle lenti sono e saranno sempre più il campo di battaglia dei nuovi progettisti . Quasi tutti gli scatti a F2.8 , notare che su CL si parla di un 270mm equivalente dato che il sensore è un APS-C .

Secondo test.   I segreti del BOSCO.

Test Leica 180R montato con adattatore originale e riconoscimento del profilo lente su Leica CL.  Nel cuore dell’appennino pistoiese abbiamo percorso il sentiero CAI 136 che passa anche dal castello della Sambuca Pistoiese. Grazie all’eccellente mirino elettronico con ingrandimento 6x è possibile mettere a fuoco in maniera agevole, coadiuvati dal Focus Peaking che esalta i particolari a fuoco della ridotta profondità di campo quando lavorate alle massime aperture. Tutti gli scatti sono effettuati tra F2.8 e F3.2 , un click più chiuso. Posso dirvi che con i DNG prodotti dalla Leica e Lightroom potete annullare qualsiasi aberrazione, purple fringing , anche la più evidente. Il futuro delle lenti e della qualità dell’immagine passa anche dal software. Inutile negarlo. Se quasi un chilo di vetro e metallo non vi scomoda e sapete lavorare i file con lightroom o qualsiasi altro programma analogo, questa meraviglia vintage , con le moderne mirrorless, merita un’altra occasione. La morbidezza e la delicatezza con cui riproduce i colori e le sfumature, la sua luminosità è quasi fiabesca.

Terzo Test

Ecco a voi una prova sul campo utilizzando invece una meravigliosa  Leica T con innestato il Leica elmarit 180R  , ma dall’estetica talmente moderna che sembra progettata oggi…. la focale equivalente è 270mm su APS-C F2.8, DNG lavorati in lightroom per eliminare aberrazioni e purple fringing che abbondano è bene precisare per i meno esperti… una lente pesante (1325gr) con una resa particolare con uno sfuocato pastoso , una ottima risolvenza anche a tutta apertura ma con la assoluta necessità di lavorare il file come sopra e il digitale ci aiuta molto in questo… oggetto tutto metalllo e vetro in abbondanza e si sente… dopo un’ora comincia a indolenzirsi la mano… un abbinamento che comunica molto bene, c’è un certo feeling fra questi due oggetti, da una parte il sensore strepitoso della T che regge le botte di luce a tutta apertura molto molto bene, e i colori delicati della lente ma saturati dal processore d’immagine e dal sensore della T si sposano benissimo… se si pensa poi che questa accoppiata corpo – lente comprensiva di un anello adattatore non originale si trova sulle 900 euro direi che è un vero affare considerando che si tratta di materiale LEICA …. fra un po’ è la cifra che bisogna sborsare per comprarsi il mirino Leica 18mm …

Leica APO-Vario-Elmar-TL 55-135 F 3.5-4.5 ASPH

Il 55-135 APO è sostanzialmente l’equivalente di uno zoom 80-200 su pieno formato.

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Quella sigla APO , sta ovviamente per apocromatico ed è presente solitamente negli obiettivi di maggior pregio e costo per via del particolare schema ottico, che presenta aberrazione cromatica in misura estremamente ridotta che si ottiene con particolari accorgimenti e vetri pregiati che possono utilizzare come in questo caso superfici asferiche.

Oltre ad essere molto nitido e risolvente, questa lente ha un bellissimo bokeh , pastoso , una resa dei colori molto piacevole, mai forzata ed una tridimensionalità tipica delle lenti Leica di fascia alta.

L’ho voluto mettere alla prova sulle colline toscane e le crete senesi e dopo i primi scatti mi sono accorto che essendo molto inciso , vista anche la densità del sensore della Leica CL  (24mp su 24mmx16mm , superiore alla densità della Q2 e della futura SL2), dovevo alzare i tempi minimi a 1/400 sec  per trarne maggior beneficio e non rischiare un micromosso che avrebbe vanificato i vantaggi di tale perfezione ottica.

Con questa lente e la CL consiglio di lavorare con la funzione auto-iso 1/3f , cioè i tempi con l’inverso della focale X 3 che la macchina si calcola da sola  in automatico.

Grazie ai passi avanti dei sensori aps-c di ultima generazione in grado di competere ad alti ISO con le sorellone a pieno formato, si riesce a gestire situazione al limite dei 3200/6400 iso senza particolari difficoltà.

Forse si sente la mancanza della stabilizzazione , obbligandoti a lavorare alla massima focale con tempi superiori all’inverso della focale e ad almeno 1/320 sec. , meglio 1/400 sec. Probabilmente la funzionalità in questione verrà implementata da Leica direttamente sul sensore delle prossime aps-c , com’è infatti l’ultima tendenza delle altre case produttrici …. vedremo…

Per me questa lente, assieme al 18-56  e alla Leica CL forma un corredo aps-c   da 28mm a 200mm equivalenti …. come qualità e nitidezza ha superato perfino la d800 col 70-200 VR 2.8… e sta tutto in una borsina.