Leica Elmarit 24mm F/2.8 v2 E60

  • Order nos. – 11221 without ROM, 11257 ROM possible cam-3 only, 11331 with ROM
  • Production era – 1974-2006 < 20,200 lenses
  • Manufacturer – Minolta/Leica v1 , Leica v2
  • Variants – 1974-1990 without ROM, 1990-1996 ROM possible, 1996-2006 with ROM
  • Number of lenses /groups – 9 / 7
  • F stop range – f/2.8 – f/22
  • Closest focusing distance – 30 cm / 11.81 in
  • Angle of view diagonal – 84 degrees
  • Filter type – Series 8 oppure E60mm dalla versione 2
  • Accessories – Hood: 12506 or 12523; Front cap: 14184 or 14290
  • Dimension length x diameter – 48.5 x 67 mm / 1.91 x 2.64 in
  • Weight – 420 g /0.93 lb
  • Inscription – ELMARIT-R 1:2.8/24 LEITZ WETZLAR 3XXXXXX
    ELMARIT-R 1:2.8/24 E60 3XXXXXX LEICA

Leica per ottimizzare i costi e per semplificare il proprio ciclo produttivo si è affidata in varie occasioni ad altri eccellenti e famosi marchi per produrre focali nelle quali non voleva o poteva cimentarsi.

Così Zeiss, Schneider Kreuznach, Minolta e Sigma hanno prodotto per Leica varie lenti e schemi ottici sia nella montatura M/CL , sia in quella R. Questo è il caso del 24mm Elmarit F 2.8 prima versione il cui schema ottico fu calcolato da Minolta che fornì i vetri a Leica che assemblò il nocciolo ottico e li racchiuse nei loro inconfondibili cilindri di metallo nero col bollino rosso.. Non fu un’operazione indolore e per i leicisti duri e puri questi matrimoni interrazziali furono come un tradimento , più per una questione di orgoglio che nella pratica dal momento che Minolta nel 1974 era uno dei più grandi e affidabili produttori di Lenti del mondo , in grado di brevettare miscele segrete e trattamenti innovativi invidiati e rincorsi dall’intera schiera di grandi marchi nel panorama della fotografia mondiale, senza contare il fatto che fu la prima casa produttrice di macchine fotografiche a introdurre l’autofocus all’interno di un corpo macchina andato in produzione….

Naturalmente Leica non è che sbandierasse la collaborazione con Minolta nei suoi depliant ma nonostante tutto non fece nulla per crearsi un progetto R da 24mm totalmente fatto in casa per molti e molti anni… almeno fin quando non fu costretta proprio da Minolta che per vicissitudini non ben chiare non riuscì o non volle più fornire i vetri , sui quali pendeva un brevetto e un processo di produzione che non si poteva cedere certo ad una concorrente tra l’altro proprio in quel periodo di grande sviluppo e concorrenza che nei decenni successivi portò anche al fallimento della stessa casa nipponica e più precisamente durante l’avvento del digitale tra il 2003 e il 2006 ….

Come detto su questa lente vi è una sorta di insabbiamento, volutamente si è cercato di nascondere il peccato originale della prima versione con vetri forniti direttamente dalla casa giapponese…. quindi quando Minolta non fornì più i vetri per l’assemblaggio del nocciolo ottico e visto che questo modello doveva rimanere e rimase in produzione dal 1974 fino al 2005, e cioè per 31 anni , Leica decise giocoforza di produrseli da sola adattando lo schema ottico Minolta alle diverse miscele con piccole variazioni e sostituendo alcuni trattamenti antiriflesso ma non discostandosi dallo schema originale che prevedeva sempre l’innovativo elemento flottante che aiutava la correzione delle distorsioni alle brevi distanze .

A questo punto i vetri prodotti in Germania e l’assemblaggio a Wetzlar lo rendendono effettivamente made in Germany al 100% , riportando la dicitura E60 sulla filettatura della lente frontale e divenendo a tutti gli effetti una versione 2. Cosa fare a questo punto?

Si dovrà informare la clientela di questo pedigree finalmente riconquistato? Si preferì tacere e così come non fu sponsorizzata la collaborazione con Minolta, nemmeno fu dichiarata la nuova produzione totale in Germania nella versione finale…

Per decenni il 24mm R è stato un compagno fedele dei fotografi paesaggisti che necessitavano di quell’angolo di campo che è una via di mezzo tra il classico 28mm e l’estremo 19mm e 21mm , che tra l’altro è un’altra collaborazione esterna ad opera questa volta di Schneider-Kreuznach. La particolare focale di 24mm è anche molto apprezzata dai fotografi reportagisti che le riservano volentieri un posticino nella borsa data la sua compattezza e affidabilità.

Gli anni passano e questa lente si è guadagnata un posto nei corredi dei cineoperatori di tutto il mondo che usano Leica per il suo look vintage e la qualità generale dei prodotti. La focale da 24mm rimane una delle più gettonate nelle scene in cui l’operatore si deve avvicinare molto al soggetto ed entrare nel vivo dell’azione… così dopo il 19mm , la focale 24mm è la scelta preferita. Leggendo qua e là tra i vari forum le motivazioni che spingono i cineasti ad usare le lenti Leica sembrano legate non tanto alla estrema nitidezza ma più che altro alle tonalità e anche a quelle che potrebbero essere giudicate dei difetti per i fotografi che ricercano solo la perfezione dell’immagine , vale a dire la risposta al sole diretto, i flare che sui controluce creano un fantastico effetto scenico , con la scomposizione dell’intero schema ottico sul fotogramma dalle mille sfumature di colore dei trattamenti antiriflesso di ogni lente lungo la diagonale prodotta dalla luce del sole.

Questo avviene con imbarazzante naturalezza sul 24mm R elmarit , così come sul 19mm R v1 e v2 nonostante il paraluce abbondante e senza la presenza di filtri.

Anche le aberrazioni ai lati del fotogramma sono presenti sui moderni sensori digitali, ma come dico sempre , se si riescono a correggere in postproduzione senza creare effetti collaterali , non sono da considerarsi un difetto e così è.

Basta crearsi un preset in Lightroom e tutto viene corretto ed eliminato senza problemi.

Se dovessi fare un paragone direi che come resa cromatica la trovo simile al 28mm elmarit v1, con tonalità tendendenti al neutro/freddo , così come la nitidezza generale è molto simile e in linea al 28mm V1 R .

Il 28mm R v2 è decisamente più performante sotto ogni punto di vista , direi irraggiungibile da ogni grandangolo R mai prodotto e da quasi tutti i grandangoli M in casa leica , perfino su SL2.

Le prime impressioni/prove del 24 elmarit R v2 E60 su SL2.

Devo essere sincero, gli angoli di un sensore da 47mp sono delle sfide difficili da vincere…. e così anche il 24mm R v2 si prende un bel voto ma non la lode per gli angoli estremi come il 19mm v2 R e il 28mm v2 R che rimangono dei riferimenti nelle proprie focali.

Lo sfuocato lo trovo progressivo e non nervoso ma presente anche ad aperture medie se si mettono a fuoco particolari molto vicini. Si perchè questa lente riesce a mettere a fuoco anche a 30cm….. alla faccia della limitazione nei telemetri delle cugine M…. altro punto di forza nelle scene dove è necessario entrare in cotatto col soggetto….

Altre prove col sole diretto al tramonto , l’effetto dato dai flare , col leggero offuscamento dell’immagine è piacevolissimo , appunto molto cinematografico….

La grande richiesta di questa lente nel settore cinematografico ha fatto si che che il suo valore si attesti ad oggi ben oltre le mille euro per la prima versione , con punte di 1500 euro per la versione 2 E60 e 2000 euro per la versione con contatti ROM.

Molte lenti vengono acquistate per essere poi smembrate da ditte specializzate , prelevando il gruppo ottico che viene reinserito in una montatura con flangia compatibile con le più comuni apparecchiature digitali utilizzate nell’industria del cinema e vendute a prezzi da capogiro.

Seguiranno altre prove nei prossimi giorni.

Leica Elmarit Fisheye 16mm F/2.8

  • Production era 1974-2001 < 2,950 lenses
  • Lens mount – LEICA R-bayonet
  • Manufacturer – Minolta
  • Variants – 2-cam, 3-cam, 3rd cam and ROM conversion after 1996
  • Number of lenses/groups – 11 /8
  • Focusing range – 30 cm / 11.81 in < ∞
  • Aperture – f/2.8-f/16 in half-stops
  • Smallest object field/Largest reproduction ratio – 401 x 601 mm
  • Angle of view diagonal – 180°
  • Scales – Combined meter/feet graduation
  • Filter mount/Lens hood – Built-in, telescopic lens hood; built-in turret with 4 filters (UVa, yellow, orange and blue conversion filter 80 B)
  • Accessories – Front cap: 14089
  • Viewfinder – Camera viewfinder
  • Materials – Anodized aluminum and optical glass
  • Length to bayonet flange – 60 mm /2.36 in
  • Largest diameter – 71 mm /2.8 in
  • Weight – 460 g / 1 lb
  • Inscription – FISHEYE-ELMARIT-R 1:2.8/16 LEITZ WETZLAR

Il fisheye è una lente che ti dimentichi di aver comprato.

Sta nello scaffale per mesi o anni senza che ti venga in mente di prenderla e spesso anche quando decidi di dargli una chance e di portartelo dietro va a finire che non lo usi.

Ho avuto 3 fisheye , di cui uno per formato Nikon DX e per tutti è stata la stessa storia.

Capita raramente di avere un soggetto che calza a pennello per quella focale di 16mm ma soprattutto per il suo bizzarro angolo di campo di 180°.

Se stai per visitare luoghi con grandi edifici, interni di luoghi enormi, vecchie case abbandonate o il cratere di un meteorite di 2 km di diametro il fisheye è la tua lente….. non scherzo.. il mio primo fisheye lo comprai negli Stati Uniti nel 2005 poco prima di visitare “The meteor crater” in Arizona…. comunque diciamo che in tutti gli altri casi gli preferisco sempre un buon ultragrandangolare da 14mm , ma anche da 16mm o da 19mm è quasi sempre più che sufficiente.

Se sei un tipo un po’ originale e ti piace creare qualche strano effetto speciale il fisheye può aiutarti perchè ha delle caratteristiche davvero interessanti… inanzitutto ha una profondità di campo notevole anche a diaframmi aperti ed è facile impostare una iperfocale e scordarsi di mettere a fuoco nella maggior parte delle scene…. poi ha una messa a fuoco minima di 30cm e nel caso di riprese ravvicinate l’effetto di un angolo di campo di 180° ti aiuta a creare immagini molto particolari.

In particolare questo Elmarit Leica , progettato da Minolta su specifiche della casa tedesca direi che se la cava molto bene. Non sono un tecnico e non mi metto a spulciare tutti i parametri misurati in laboratorio ma in linea di massima dico che se riesco a correggere i piccoli difetti di una immagine prodotta da una lente, quali aberrazione, purple fringing senza intaccare l’orginalità , l’integrità e i colori dei soggetti con delle semplici regolazioni di Lightroom , per me la lente supera il test del digitale.

E così è per questa, che pur essendo progettata nel lontano 1974 , riesce a prendersi un bel 7 , ma direi anche un 7 e mezzo.

Con un paio di regolazioni e correzioni nei parametri di lightroom si fanno sparire con grande facilità i tipici difetti di queste focali così spinte, come sfrangature ciano/magenta/verde/giallo sui bordi estremi, il leggero bordino viola (purple fringing) vicino alle zone dove c’è un repentino aumento di luminosità, come i piccoli rametti degli alberi in controluce ecc.

Ho testato il Fisheye Leica sulla mia SL2 , con adattatore e profilo originale caricato.

Quasi tutti gli scatti sono stati eseguiti con diaframmi che vanno da F 5.6 a F9 e sfruttando lo stabilizzatore sul sensore nelle foto in interno sono sceso fino a 1/5 sec senza mai fare un mosso, ma sarei potuto scendere anche oltre se la luce lo richiedesse, perfino 1 secondo per quanto è efficiente questo sistema.

Come dicevo , negli interni o in grandi spazi il fisheye risulta divertente e in cambio di una visione a 180° dell’ambiente si riesce a perdonargli quella sua incurvatura che diventa anzi una caratteristica ben riconoscibile.

Il top dell’effetto si raggiunge con grandi strutture e ancora meglio se ti sovrastano o ti circondano e in quel caso la sua visione d’insieme ti lascia quasi sbalordito nel bellissimo e dettagliato mirino della Leica SL2 : le lunghe linee di una struttura diventano archi che percorrono tutto il frame e stando attenti a rimanere in bolla i soggetti che si troveranno nella parte centrale saranno lasciati senza curvature eccessive.

Questo modello di fisheye è dotato di vari filtri colorati incorporati e ha la possibilità di innestarli semplicemente ruotando una ghiera. In Digitale non li ho mai usati ma potrebbero dare una mano su pellicola o se si ha intenzione di fare qualche bianco e nero.

Concludo dicendo che da quando uso le mirrorless e gli ultragrandangolari , specialmente quelli con fuoco manuale , riesco a mettere a fuoco in maniera migliore le parti periferiche, utilizzando la tecnologia focus peaking e ingrandendo e illuminando di rosso i particolari a fuoco nei bordi dell’immagine prima dello scatto.

In questo modo si riesce a migliorare la percezione di nitidezza delle immagini e ti fa capire che l’autofocus sulle focali ultragrandangolari può non essere sempre corretto.

Si deve fare molta attenzione a dove cade il fuoco e se la conseguente profondità di campo scelta in base al diaframma è in grado di includere i soggetti vicino ai bordi che visto la focale spinta si potrebbero trovare anche molto distanti da te. Se non sono a fuoco a volte basta chiudere di uno stop il diaframma o riposizionare la messa a fuoco più vicina.

Leica Summilux 50mm R f/1.4

Capolavoro delle vetrerie Leitz , un prezioso miscuglio di sabbie silicee e ossidi delle terre rare colati in crogiuoli di platino .

Il summilux 50R , sopra paragonato al bulimico summilux 50 SL, col primo schema ottico, con paraluce telescopico incorporato se paragonato al summicron 50 R/M ha una saturazione leggermente superiore , così come la nitidezza sembra avere uno stop di vantaggio pareggiandosi circa ad F5.6/8 , oltre si comincia a peggiorare.

Lo sfuocato è a volte pastoso, altre un po’ movimentato sui dettagli fini e produce alle massime aperture una vignettatura che però è facilissima da correggere in post-produzione sulle scansioni di alta qualità. La nitidezza ad F 1,4 la trovo molto buona perfino su digitale, quasi sorprendente per una lente del 1978, così come il contenimento delle aberrazioni e specialmente del purple fringing … su pellicola non si può chiedere di più come definizione e rendimento, non so quanto si apprezzerebbe una performance superiore a questa, se non con diapositive 50 asa o con pellicole BN grana fine da 50 asa in giù, ma credo che sarebbe difficile senza scomodare stampe dal 50×70 in sù. A diaframmi più chiusi, intorno a F 5.6 si arriva al massimo delle prestazioni come risolvenza seguendo i grafici MTF e devo dire che la resa comincia ad essere davvero alla “summicron”, anzi perfino superiore. Diciamo che diversamente da altre lenti F 1.4 che utilizzano la massima apertura solo in caso di “emergenza” , questa ha una performance robusta e pienamente fruibile senza “nebbie” o “appannamenti”. Sviluppo Rollei, scansione Noritsu, By Matteotti Studio .

Qui sotto scatti con SL2 e 50 Summilux R

di seguito qualche scatto del 50 LUX R + R9 su pellicola fuji c200 . Scatti eseguiti a F 1.4 e F 5.6 , i due diaframmi dove si ha il maggior sfuocato e la maggiore nitidezza.

Leica SUMMILUX-SL 50 f/1.4 ASPH.

Senza-titolo-1

La prima volta che presi in mano una SL col 50 summilux SL dissi: “in Leica avete perso la testa … quest’ aggeggio non lo comprerei neanche morto… “…. quanto sarei disposto a sacrificare in termini di portabilità per avere il massimo della qualità? Quanto dev’essere perfetta e qualitativamente superiore un’immagine per portarsi dietro una lente fissa 50mm da 1 kg?

… poi mi capitarono dei files di questa lente che dovevo stampare per una mostra al Leicastore di Firenze, un fotografo russo …. assolutamente un colpo di fulmine… mai visto nulla del genere… sfuocato pastoso e leggero come una nuvola… aberrazioni a tutta apertura finalmente impercettibili….colori perfetti , tridimensionalità mai vista.. e soprattutto nitidezza a F 1.4 sul punto di messa a fuoco assolutamente da primato sembra di avere a che fare con una lente MACRO …. ma siete a F1.4 …. mi son sempre detto cosa fosse passato per la testa al progettista quando ha deciso di costruire questa “arma di fine mondo “… e cominciai a desiderarlo…… montato sulla SL2 mi sono messo a valutare i pro e i contro, alcuni noti ed evidenti… AF lento ….sicuramente pesa…. sicuramente è ingombrante…. 82mm lente frontale… sapevo a cosa andavo incontro e mi son studiato ben benino il materiale che ho trovato in rete anche perchè si parla di una lente da 5000 euro…. inutile che vi dica delle sigillature anti polvere e acqua… delle lenti in vetro costosissimo a dispersione anomala e di quelle asferiche.. della costruzione internal focus e di una progettazione recentissima che sfrutta le ultime tecnologie e calcoli complicatissimi…. E’ stato costruito in quel periodo in cui spopolavano gli  Zeiss Otus 1.4  che macinavano record su record …. però sono manual focus e hanno lo stesso peso…  E’ evidente che per ottenere una immagine davvero perfetta con queste aperture massime non si può progettare una lente con elementi che siano di dimensioni compatte… è otticamente e fisicamente impossibile…. oppure si accettano dei compromessi…. è una coperta corta…. se la tiri da un lato poi ti si scoprono i piedi….. se la abbassi la pancia prende freddo… l’unica soluzione è farsi una coperta bella grande …

Summilux-50-Full-Width_teaser-2400x787

… ho visto gli scatti che sono usciti…e giuro ho pensato : “questa l’ha progettata un alieno o uno che aveva un budget illimitato , oppure uno con un braccio tipo Schwarzenegger ” …. alla fine ho optato per tutte e tre le ipotesi:

l’ha progettata un alieno col budget illimitato e col braccio di Conan il barbaro che voleva dare un messaggio chiaro: questo è quello che Leica è in grado di creare senza nessun compromesso sulla qualità

tutte le foto a F 1.4 con accanto il crop 100%

 

Leica 19mm f/2.8 Elmarit-R II

R-19f28-c

Esistono 2 versioni di questa lente, entrambe sono progettate da Walter Mandler.

La prima versione ha un fascino molto particolare e una caratteristica distorsione Mustache( con le curve di un baffo) che la rende di difficile correzione.

Va molto bene su pellicola e dona un certo effetto “cinematografico” alle scene, specialmente in controluce, con uno sfuocato e un’aurea avvolgente, quasi come fossimo dentro ad un sogno.

La resa ai bordi della prima versione sul supporto a pellicola è più che soddisfacente ma purtroppo sui bordi di un sensore digitale full frame risulta un po’ morbida.

Leica rivisitò questa lente, un po’ troppo criticata per via della sua distorsione e anche per la generosa  dimensione della lente frontale e ne progettò una seconda versione che la superava un po’ in tutto… resa dei colori, microdettaglio, contrasto e soprattutto distorsione, era sparita quella incurvatura centrale ed era anche più compatta.

La seconda versione prodotta dal 1990 al 2009  conta un numero di 5900 unità e la rende abbastanza rara nella produzione Leica. Decisi di acquistarla dopo aver visto gli scatti di un fotografo americano che aveva fotografato i parchi naturali degli Stati Uniti perchè erano così ricchi di dettagli e così perfetti anche sui bordi da far impallidire anche gli ultragrandangolari moderni.

La lente è anche dotata di un filtro rotante incastonato nello schema ottico che da la possibilità di aggiungere dei filtri colorati , utile magari per chi vuole scattare un rullino a pellicola in bianco e nero e sfruttare questa caratteristica… per chi scatta con pellicole a colori diventa inutile.

La prova sul campo con SL2

Leica  SL2 , adattatore e profilo R caricato … il risultato è davvero notevole…

apro una parentesi sulla SL2 …la cosa che mi ha fatto preferire questa alla panasonic S1R è stata la possibilità di continuare ad usare i file raw con estensione DNG che si lavorano anche con un pc non proprio recentissimo, senza particolari problemi… pensavo davvero che il pc si sdraiasse e chiedesse pietà invece se li digerisce proprio bene questi 47 mp… poi il vantaggio di riconoscere i profili delle lenti Leica R, M è una impagabile comodità.

Non avevo mai montato la lente in questione su una full frame digitale e mi sono accorto  che negli angoli molto estremi vignetta bruscamente. Questo particolare a dire il vero non si notava molto su pellicola, probabilmente perchè i telaietti della scansione o lo stesso scanner finiscono per togliere qualche millimetro all’immagine. Sul sensore della SL2 il problema che avevo erroneamente attribuito al vistoso paraluce viene fuori in maniera evidente e devo dire che è di difficile correzione con i metodi tradizionali per la correzione della vignettatura. Unica soluzione che ho trovato è quella di scalare l’immagine di un 3/4 % eliminando totalmente l’angolo estremo e correggendo i leggeri residui con il correttore vignettatura, un po’ come fa la Q2 trasformando il 24 in un 28. In questo modo si finisce per avere un 20mm circa, davvero perfetto dal punto di vista della nitidezza estrema , perdendo così qualche grado dell’angolo di campo e circa 1mm di focale. Sacrificio accettabile…

E luce fu

Le gallerie antiaeree della SMI , costruite nel 1934 per proteggere gli operai della fabbrica dai bombardamenti… 3km di tunnel sulla montagna pistoiese a Campotizzoro. La SMI è stata la più grande fabbrica-città che produceva munizioni in tutta Europa fino al 1990 … pensate che riforniva tutte le truppe NATO nel continente, perfino le leggendarie pallottole full metal jacket venivano prodotte qui…. Anche il proiettile che uccise JFK era purtroppo prodotto dalla SMI che custodisce ancora il fucile dell’assassino del Presidente Kennedy perchè fu spedito per una perizia balistica e mai ritirato dalla CIA. …..anche questa una realtà italiana comprata dai tedeschi e smantellata dopo aver trasferito la produzione in Germania rendendo questo stabilimento un relitto in disfacimento costante….. sopravvive solo il museo grazie all’impegno di alcuni volontari….

In questi scatti ho usato la SL2  e il 19mm R v2 , iso da 200 a 1600, tempi da 1/4 sec a 2 secondi , mano libera tutto a F8 iperfocale (si mette diaframma 8 e il simbolo infinito sull’8 e siete a fuoco da 70cm a infinito).

Nelle gallerie, anche se sembra giorno, era buio pesto, con una illuminazione mista incandescenza/neon … credo che lo stabilizzatore sia veramente fondamentale in alcune situazioni e sia il vero passo avanti tecnologico che fa la differenza in questi ultimi 3/4 anni. Si riesce a scattare anche a 2 secondi a mano libera… che quando riguardavo gli scatti tra me e me mi pareva impossibile… SL2 davvero NO LIMITS

Le Crete senesi e il 19R v2

Ho portato l’accoppiata SL2 e 19mm R anche sulle colline della mia amata Toscana…. e qui se ne son viste delle belle…

La nitidezza, il microdettaglio, la saturazione dei colori, la corposità dei particolari ancora una volta superano ogni aspettativa . Siamo di fronte ad una lente con una resa semplicemente meravigliosa con dei colori vivaci ma non urlati come le recenti produzioni . Non la toglieresti mai…

una versione in bianco e nero che mi ricorda la resa della Monochrom che ho posseduto per un paio di anni. In realtà sulla monochrom montavo il Super Elmar 18 con buoni risultati. L’impressione è che il 19mm R v2 sui diaframmi che vanno da 5.6 a 8 sia ancora più nitido ai bordi e soprattutto al centro del cugino M da 18mm.L1010864-Modifica

Mentre con la maggior parte degli ultragrandangolari si ha la sensazione che l’intera scena sia spiaccicata su un foglio questa lente ha una certa facilità nel rendere tridimensionali i piccoli oggetti , così foglie, aghi di pino, terreni sconnessi prendono forma.

Non ricordo di aver trovato in altre lenti un effetto così marcato e in combinazione allo straordinario sensore della SL2 i dettagli sono straordinari.

infine uno scatto con la R8 e la pellicola Kodak color plus 200 dove si può notare il tallone d’Achille di questa lente nei controluce con la luce leggermente inclinata, il flare color magenta.

ScanImage19043

conclusioni

Se riuscite a trovare il 19 R versione 2 e avete una SL o una SL2 prendetelo senza troppi tentennamenti… sul mercato dell’usato conserva ancora delle quotazioni molto alte , dai 2000 euro in sù ma diventerete uno dei 5900 possessori di qualcosa di eterno…. perchè su queste lenti non c’è nulla di elettronico…. meno elettronica meno rischi di guasti…

Al di là di piccoli difettucci in parte correggibili o evitabili come la vignettatura sull’estremità degli angoli e i flare in controluce, questa lente ha una resa leggendaria che supera senza problemi il test dei 47mp.

Il fatto che sia una lente a fuoco manuale in realtà lo considero un vantaggio perchè una lente autofocus ultragrandangolare tende a lasciare fuori dalla zona a fuoco gli angoli basandosi prevalentemente sul centro della scena. Con l’ausilio del focus peaking invece si ha una messa a fuoco millimetrica sui primi piani fino agli angoli estremi che vengono evidenziati… non si può chiedere di meglio per queste focali.

 

Leica Elmarit-R 180mm F2.8 Prima Versione

Alcuni dati presi da Leica-Wiki

  • Order no. – 11919 . LLC – 187
  • Production era – 1966-1979 < 17,000 lenses
  • Variants – 1, 2 or 3-cam, ELC & ELW versions
  • Number of lenses /groups – 5 / 4
  • F stop range – f/2.8 – f/22
  • Closest focusing distance – 1.8 m / 5.91 ft
  • Smallest object field –
  • Diaphragm setting /type – 8-blade
  • Angle of view diagonal – 14 degrees
  • Filter type – Series VIII + 14165
  • Accessories – Filter-ring: 14165
  • Materials –
  • Dimensions (length x diameter) –
  • Weight – 1325 g /2.92 lb
  • Inscriptions – ELMARIT-R 1:2.8/180 LEITZ CANADA 2XXXXXX
    ELMARIT-R 1:2.8/180 LEITZ WETZLAR 2XXXXXX

180mm f/2.8 Elmarit-R  Serial Numbers

SN Start SN End Product Year Total
2161001 2161500 180mm f/2.8 Elmarit-R 1966 500
2226001 2226500 180mm f/2.8 Elmarit-R 1967 500
2247901 2249900 180mm f/2.8 Elmarit-R (ELW.2-cam) 1967 2000
2280851 2283350 180mm f/2.8 Elmarit-R 1968 2500
2354301 2356300 180mm f/2.8 Elmarit-R (3-cam) 1969 2000
2455501 2457500 180mm f/2.8 Elmarit-R (3-cam) 1970 2000
2498101 2499100 180mm f/2.8 Elmarit-R 1971 1000
2511601 2512600 180mm f/2.8 Elmarit-R (3-cam) 1972 1000
2542501 2543500 180mm f/2.8 Elmarit-R 1972 1000
2673201 2674200 180mm f/2.8 Elmarit-R (2-cam) 1974 1000
2698601 2699600 180mm f/2.8 Elmarit-R (2-cam) 1974 1000
2753051 2754050 180mm f/2.8 Elmarit-R (3-cam) 1975 1000
2838801 2839800 180mm f/2.8 Elmarit-R (ELW.3-cam) 1977 1000
2913101 2913600 180mm f/2.8 Elmarit-R 1978 500
TOTAL ASSIGNED SERIAL NUMBERS 1966-1978 17,000

Volevo un tele vintage per fotografare le colline toscane e fare qualche ritratto con la CL e la R8 ed ho acquistato un 180 R 2.8 3 camme del 1974, che credo non sia mai stato usato…

Forse chi l’aveva comprato l’aveva preso in mano la prima volta e dopo un’ora di uso un’ernia inguinale l’ha costretto a rimetterlo nel cassetto…. Non è il cugino militare APO , ma con il mirino elettronico della CL e le correzioni di Lightroom ,questo quarantenne devo dire che lavora sorprendentemente bene. Il peso non è indifferente ma per qualche uscita saltuaria con monopiede può dare grandi soddisfazioni. I DNG sono stati lavorati su lightroom. La CL col suo adattatore originale riconosce e associa il profilo delle lenti R con le correzioni di base. Nonostante tutto per gli scatti a F 2.8 sono intervenuto per togliere aberrazione e purple fringing che si manifestavano nelle zone di forte contrasto a TA, ed ho ricalcolato la maschera di contrasto . Creata la “formula di correzione” basta applicarla a tutte le foto e spariscono i difetti, questo fa capire quanto il digitale e i software di correzione delle lenti sono e saranno sempre più il campo di battaglia dei nuovi progettisti . Quasi tutti gli scatti a F2.8 , notare che su CL si parla di un 270mm equivalente dato che il sensore è un APS-C .

Secondo test.   I segreti del BOSCO.

Test Leica 180R montato con adattatore originale e riconoscimento del profilo lente su Leica CL.  Nel cuore dell’appennino pistoiese abbiamo percorso il sentiero CAI 136 che passa anche dal castello della Sambuca Pistoiese. Grazie all’eccellente mirino elettronico con ingrandimento 6x è possibile mettere a fuoco in maniera agevole, coadiuvati dal Focus Peaking che esalta i particolari a fuoco della ridotta profondità di campo quando lavorate alle massime aperture. Tutti gli scatti sono effettuati tra F2.8 e F3.2 , un click più chiuso. Posso dirvi che con i DNG prodotti dalla Leica e Lightroom potete annullare qualsiasi aberrazione, purple fringing , anche la più evidente. Il futuro delle lenti e della qualità dell’immagine passa anche dal software. Inutile negarlo. Se quasi un chilo di vetro e metallo non vi scomoda e sapete lavorare i file con lightroom o qualsiasi altro programma analogo, questa meraviglia vintage , con le moderne mirrorless, merita un’altra occasione. La morbidezza e la delicatezza con cui riproduce i colori e le sfumature, la sua luminosità è quasi fiabesca.

Terzo Test

Ecco a voi una prova sul campo utilizzando invece una meravigliosa  Leica T con innestato il Leica elmarit 180R  , ma dall’estetica talmente moderna che sembra progettata oggi…. la focale equivalente è 270mm su APS-C F2.8, DNG lavorati in lightroom per eliminare aberrazioni e purple fringing che abbondano è bene precisare per i meno esperti… una lente pesante (1325gr) con una resa particolare con uno sfuocato pastoso , una ottima risolvenza anche a tutta apertura ma con la assoluta necessità di lavorare il file come sopra e il digitale ci aiuta molto in questo… oggetto tutto metalllo e vetro in abbondanza e si sente… dopo un’ora comincia a indolenzirsi la mano… un abbinamento che comunica molto bene, c’è un certo feeling fra questi due oggetti, da una parte il sensore strepitoso della T che regge le botte di luce a tutta apertura molto molto bene, e i colori delicati della lente ma saturati dal processore d’immagine e dal sensore della T si sposano benissimo… se si pensa poi che questa accoppiata corpo – lente comprensiva di un anello adattatore non originale si trova sulle 900 euro direi che è un vero affare considerando che si tratta di materiale LEICA …. fra un po’ è la cifra che bisogna sborsare per comprarsi il mirino Leica 18mm …

Leica Telyt-R 350mm F4.8

Sono un felice possessore del fantastico sistema Leica R con una Leica R8 e avendo testato sul campo la qualità straordinaria dei suoi obiettivi ho deciso di prendere un Tele con una focale importante e cioè 350mm da poter utilizzare anche sulle digitali APS-C come teleobiettivo dalla focale di 525mm equivalenti .

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Solido robusto, non molto pesante nonostante la focale e di sostanza che trovo magnifico per diversi aspetti: il primo è sicuramente la costruzione, nonostante sia un oggetto progettato 40 anni fa sembra ancora oggi appena uscito dalla catena di montaggio in Germania. Linea moderna , paraluce telescopico , supporto per cavalletto robustissimo e ruotabile, uno strumento che trasmette una sensazione di professionalità e qualità.  Avendo già una misura di 180mm coperta dall’Elmarit-R 180 F2.8 R ho deciso di raddoppiare i millimetri per evitare focali troppo vicine e così la scelta è ricaduta sull’obiettivo sopracitato scavalcando il Telyt-R 250 F4  e scartando la focale 560 mm F 6.8 per la dimensione davvero esosa della lente.

Mi sono innamorato di questa lente dopo aver letto l’esaustivo e completissimo articolo di Marco Cavina in merito. Questa lente è uno degli ultimi progetti del grande progettista ottico Mandler e rappresenta lo spartiacque tra i sistemi a lenti tradizionali e i nuovi schemi con vetri a bassa dispersione che verranno adottati sui tele a partire dagli anni ’80. La lente costava nel 1980 la bellezza di 7.700.000 lire circa e rappresentava un investimento davvero importante per l’epoca .

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Si poteva accoppiare perfino con il duplicatore 11236 per ottenere una focale equivalente a 700mm con una perdita di 2 STOP di luminosità. Il duplicatore in questione, equipaggiato con il vetro dei celeberrimi obiettivi Leica Noctilux ,  costava, reggetevi forte, la bellezza di 2.300.000 lire e, se acquistato  insieme al teleobiettivo raggiungeva la cifra di 10 milioni di lire tonde ,tonde, praticamente il costo di una Volkswagen Golf  nel 1980.

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Questa lente, prodotta in soli 2600 esemplari secondo me rappresenta la scelta ottimale se cercate una focale tra 250mm e 500mm soprattutto per chi come me possiede i sistemi digitali Leica , in particolare il sistema con attacco L-mount.  Su CL questo bazooka tedesco montato con opportuni adattatori si trasforma in un 525mm equivalente grazie al crop del sensore APS-C . Se avete l’adattatore originale potrete accedere al menù della macchina e far applicare le correzioni e i dati exif ai vostri scatti.

Per semplificare si potrebbe dire che  questa lente rappresenta il massimo ottenibile con le lenti non ED (a bassa dispersione) , una sorta di nonnino palestrato che fa la break-dance in mezzo ai giovincelli . Non essendo una lente con schema Apocromatico ha bisogno di correzioni su aberrazione e purple fringing in post produzione , ma avendo ottenuto ottimi risultati con il mio  Elmarit-R 180 sapevo che avrei potuto correggerlo senza particolari problemi e mi sono semplicemente creato una preimpostazione su Lightroom , devo dire con risultati sorprendenti perfino su un sensore denso come quello della CL , che ricordo essere più denso di pixel di una SL2 . Quindi con un click si aggiusta tutto, anche aberrazioni importanti ed evidentissime nei controluce estremi.

Vi mostro alcuni scatti con l’aggiunta dei crop 100% del Leica 350 Telyt R su CL , adattatore e monopiede, diaframma da F5.6 a F8 da 1/1000 a 1/16000 sec controluce. Iso fino a 2000 in caso di mancanza di sole e verso le ore tarde del pomeriggio. Focus peaking e ingrandimento del punto di messa a fuoco attivi.

Il dettaglio a 525mm equivalenti risulta davvero notevole. Tutte le foto sono state lavorate con Lightroom partendo dal dng e applicando correzione aberrazione automatica e manuale e maschera di contrasto con un preset creato apposta e applicato a tutte con piccole variazioni a seconda delle scene.

Ho notato che a 525mm equivalenti (350mm x 1.5 dato dal fattore di crop del sensore aps-c) alcune scene con inquadrature a lunga distanza mostrano  il riverbero dovuto all’aria calda che sale creando una sorta di effetto “miraggio” .

Questa lente , ribadisco, grazie alla possibilità di correzione di aberrazioni ottiche anche importanti offerta dai moderni software di postproduzione e alle nuove mirrorless con sensori performanti, è sia uno strumento potentissimo ma allo stesso tempo molto impegnativo da usare visto che per evitare il mosso si deve scattare con tempi inferiori a 1/640 sec anche su monopiede . Su sensori densissimi come su CL consiglierei di scattare con tempi inferiori a 1/1000 sec.

I risultati migliori secondo le mie prove li ho ottenuti con diaframma da F6.3 a F8 e tempi di scatto di 1/1000 sec. su cavalletto.

Premetto che questa lente mi ha fatto venir voglia di fare qualche scatto anche alla fauna selvatica e allora per la prima volta mi sono cimentato in questo genere fotografico con un po’ di dubbi sul risultato . Mi sono recato con un amico in un parco attrezzato con capanni per l’osservazione degli animali . La giornata era nuvolosa e solo per poco tempo è uscito un pochetto di sole permettendomi di abbassare gli iso .

Questi scatti  sono stati effettuati con Leica CL ,adattatore e Leica Telyt-R 350 a 525mm equivalenti , da F5.6 a F8 , tempi 1/640sec iso da 200 a 2500 , fuoco naturalmente manuale con focus peaking e ingrandimento , files lavorati con Lightroom .

I files erano talmente buoni che mi hanno permesso anche crop del 50% ricalcolando la maschera di contrasto per la nuova dimensione.

Grazie a Paolo Pratesi per la compagnia e per avermi portato in questo affascinante ambiente naturale.

Devo inanzitutto dirvi che grazie agli ausili delle moderne mirrorless dotate di mirino elettronico mettere a fuoco manualmente con questi “cannoni” è davvero molto facile , certo non su scene dinamiche, ma su scene con un soggetto fermo o in un punto preciso  la nitidezza  è perfettamente dove vogliamo che sia. Semplicemente fantastico… anzi , per conto mio incenerisce per praticità e quantità di buoni  risultati  qualsivoglia macchina fotografica col classico sistema reflex anche autofocus.

Col duplicatore di focale 2X e con 1,5 X di fattore di crop APS-C quindi a  1050 mm il gioco si fa duro…naturalmente è tutta una scommessa , però , la possibilità di salire di iso senza troppi effetti collaterali di Leica CL ha permesso di scattare a F8 + 2 stop di duplicatore , quindi siamo a F16 , 1/1000sec portando a casa gli scatti anche a 4000/5000 iso….. assolutamente cavalletto o monopiede….

 

 

e infine la prova della Luna….

Ho messo il 350 Telyt sul cavalletto con duplicatore 2X, anello adattatore , impostato il diaframma a F8 , regolato i tempi a 1/160sec e iso 100 per avere la maggior nitidezza possibile. La messa a fuoco devo dire che è difficilissima e basta meno di un millimetro di spostamento della ghiera di MAF per perdere nitidezza… Sequenza di foto a intervalli di 5 secondi per evitare di avere un micromosso premendo il pulsante di scatto.

Mancavano 2 giorni alla super Luna ma il cielo era limpidissimo. Ho anche effettuato alcuni scatti il giorno esatto ma il cielo non era limpido e i risultati sono stati inferiori.

Allego qui il migliore lavorato con Lightroom .

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Leica Super-Vario-Elmar-TL 11–23 f/3.5–4.5 ASPH

Dopo aver acquistato il Vario-Elmar-TL 18–56  e l’APO-Vario-Elmar-TL 55-135 ho deciso di ampliare le focali del sorprendente sistema T  TL  CL  con il Super-Vario-Elmar-TL 11–23 f/3.5–4.5 ASPH.

A dire il vero il piccolo 18-56 mi aveva davvero accontentato ma essendo un amante delle focali ultragrandangolari non ho potuto resistere alle nuove focali e mi sono deciso. Non so proprio da che parte cominciare….. mi immagino che tutti vorrebbero sapere se una lente con queste focali equivalenti, che ricordo essere 16,5mm – 35 mm , sia anche nitida… e vi accontenterò subito: è nitida, molto nitida, più di quanto mi sarei aspettato, ma considerato la qualità degli altri due zoom non poteva che essere così.

Negli anni ho avuto la fortuna di maneggiare delle bellissime lenti grandangolari,  fra le più performanti mai prodotte, ricordo con piacere il Distagon 40mm CF su Hasselblad CM, il Leica Super Elmar 18mm , il Nikkor 14-24 2.8 su D800 che francamente ho sempre considerato uno dei migliori zoom ultragrandangolari in commercio, in grado di superare anche le lenti fisse Nikkor per nitidezza e risolvenza a tutte le focali equivalenti. Il problema del nikkor 14-24 che poi mi ha portato alla sofferta decisione di rivenderlo è stato il peso , l’ingombro e quella semisfera di vetro gigantesca anteriore che usciva addirittura dall’ingombrante paraluce creando spesso dei flare difficilmente recuperabili. Ho semplicemente valutato quante volte lo lasciavo sullo scaffale invece di portarmelo dietro a causa del suo peso e del volume che mi occupava nella borsa.

Capirete quindi che le aspettative erano alte e la possibilità di rimanere deluso idem…. diciamo che l’asticella era ben piazzata in alto… ma in soccorso arriva la soprendente CL e l’altrettanto mitica T di leica col suo sistema progettato per lenti e sensori da oltre 60 linee/mm.

Lo zoom si presenta con un’ ottima costruzione , l’esterno tutto in metallo, compatto e con la parte anteriore di 2 cm circa più larga rispetto al corpo della lente. Focheggiando lo zoom si allunga , questo scopre il suo interno come un collo di metallo che si allunga di qualche centimetro, nulla di preoccupante , anche perchè la costruzione impeccabile e robusta già l’avevo testata sulle altre due ottiche TL in mio possesso. La ghiera è fluida ma stabile , non si allunga anche tenendolo appeso, diversamente da altri zoom più economici.

Viene fornito del suo paraluce , stabile , che protegge la lente frontale da indesiderati flare.

Una curiosità appena si prende in mano si nota che quando è nella posizione più compatta la focale diventa un 23mm e non un 11mm… se si vuole passare alla focale minore si dovrà allungare, che è un po’ il contrario di quello che succede con gli altri zoom.

Quando si apre e si chiude si sente lavorare le guarnizioni che tengono ben sigillato il tubo che rientra e fuoriesce evitando infiltrazioni di polvere.

L’autofocus lo trovo veloce e preciso e non ho mai avuto difficoltà ad agganciare i soggetti.

Quello che ho imparato negli anni con queste lenti così spinte è che padroneggiare la messa a fuoco non è così immediato e vi spiego il perchè.

Quando portate la lente alla focale di 11mm (16,5mm equivalenti) si ha un angolo di campo di circa 103° e la scena inquadrata si allarga sul lato lungo e su quello corto fino ad includere oggetti che sono molto vicini o molto lontani dal punto dove andiamo a mettere a fuoco genericamente e che si trova al centro del mirino. Questo porta il fotoamatore meno esperto a focheggiare più lontano di quello che andrebbe fatto  sbagliando i limiti la profondità di campo necessaria ad inquadrare tutta la scena o parti di essa.

Questo errore di messa a fuoco si ripercuote specialmente sui bordi estremi e fa credere che la lente non sia abbastanza nitida ai confini dell’immagine ma non è assolutamente così.

Con un po’ di pratica notai che se focheggiavo nel punto più vicino che rientrava nell’inquadratura e facevo lavorare la lente con i diaframmi più adeguati per avere una profondità di campo che includesse i bordi e i soggetti in primo piano,  le prestazioni generali ai bordi della scena aumentavano esponenzialmente. Il risultato è facilmente ottenibile con qualsiasi ultragrandangolare e questo piccolo gioiellino necessita della stessa accortezza nella messa a fuoco.

Per quanto riguarda le prestazioni generali io ho una visione molto pratica , legata soprattutto alla capacità o meno che ha una lente di essere lavorata col programma di postproduzione che uso quasi esclusivamente , in questo caso Adobe Lightroom.

Come tutti i files .DNG che escono dalla mia attrezzatura Leica riesco a lavorarli in maniera scrupolosa ed affinare anche il microcontrasto in maniera molto precisa. In sintesi vi posso dire che la lente non vignetta , non ha distorsioni parassite dal momento che  vengono corrette dalla macchina che naturalmente assegna un profilo lente incorporato….  non ha purple fringing residuo, non ha flare indesiderati o aberrazioni rimanenti dopo i soliti interventi di postproduzione minimi che applico ad ogni foto del mio archivio. Anche ad 11mm non mostra debolezze sugli angoli estremi e chiudendo il diaframma già da F6.3 ad F8 si hanno gli angoli estremi completamente nitidi  in quasi tutte le situazioni senza sfrangiature o sdoppiamenti. Ha una messa a fuoco minima di soli 20cm e lo sfuocato che produce non è affatto male.

Naturalmente la caratteristica che vado cercando in una lente del genere non è lo sfuocato ma la nitidezza da bordo a bordo e  proprio per l’utilizzo che intendo farne… foto di interni,  paesaggistica .

La resa dei colori è molto moderna , brillante , intensa. Un altro grande vantaggio che ha questa lente rispetto ai grossi equivalenti per full frame è la possibilità di montare filtri senza vignettare . Io ad esempio odio i paraluce e i tappi e mi sono abituato da sempre ad avere la macchina fotografica con la lente montata subito pronta all’uso nella borsa per cui ho installato su tutte una buona lente UV, consiglio B+W MRC 010 Slim. Ma vanno benissimo anche Multicoated Hoya o Marumi.

Non ho mai riscontrato percettibili cali di qualità con i filtri montati, o particolari effetti collaterali nella maggior parte delle situazioni tranne in situazioni di scarsa luminosità e una forte luce puntiforme nella scena che a quel punto si sdoppierà. Preferisco però una protezione aggiuntiva sulla lente per evitare polvere , graffi o urti.

I tappi delle lenti Leica TL sono curvi sulla parte anteriore invece di essere piatti e ciò rende impossibile appoggiare la lente su un tavolo senza farla vacillare pericolosamente… per me inutilizzabili…

Ma veniamo ai test sul campo… ho utilizzato la lente su Leica T col suo sensore da 16mp e devo dire che la presenza del mirino opzionale visoflex da veramente una mano nel comporre la scena tenendo le linee cadenti dritte grazie alla possibilità di abbassare la macchina e tenere l’oculare per verticale e il piano focale sempre a 90° rispetto al terreno senza sdraiarsi a terra.

 

 

 

Anche negli angoli estremi il file è robusto e dettagli come linee e piccoli soggetti non subiscono sdoppiamenti.

 

Successivamente l’ho montata su Leica CL per sfruttare la maggiore risoluzione da 24mp e ho ottenuto risultati altrettanto eccellenti.

ho poi cercato un soggetto volutamente complesso come un vecchio ponte , con zone di messa a fuoco vicine e lontane , ad 11mm e ho provato a chiudere il diaframma da F6.3 a F10…  di nuovo  tutto il frame risulta nitido e nessun effetto collaterale da registrare…

 

le prove continuano…

Leica Vario-Elmar-TL 18-56 F/3.5-5.6 ASPH

Scheda Tecnica

Fra tutti gli zoom che mi è capitato di usare su APS-C , questo è di gran lunga il migliore. Leggero, compatto ma soprattutto nitido, davvero molto risolvente anche ai bordi.

Leica dice che questo zoom tuttofare sarebbe costato oltre 3000 euro se fosse stato costruito in Germania, quindi se lo è fatto costruire in Giappone su loro specifiche per abbassare i costi e non renderlo davvero fuori mercato.

Qualcuno sarebbe disposto a spendere 3000 euro per uno zoom del genere? Decisamente difficile… 1600? Vediamo…

Ho cercato un po’ in rete e ho scoperto che non  è costruito da Panasonic come molti credono ma da un’azienda giapponese che Leica non ha mai rivelato. Il prezzo di listino si aggira intorno ai 1600 euro (dai 900 ai 1200 euro per un esemplare usato in base alle condizioni) che è davvero un’eccezione per una lente con questi valori massimi di apertura del diaframma. Per un decimo del suo costo si può acquistare da un brand concorrente uno zoom con le stesse caratteristiche , almeno sulla carta, e pure stabilizzato.

Cos’è che rende speciale questa lente? La qualità innanzitutto, come detto è sorprendente , tanto che nelle foto scattate fino adesso  non ho mai trovato irrecuperabili difetti di aberrazione  , purple fringing o mancanza di dettaglio .

Facciamo una premessa.

Sono più che convinto che con l’avvento del digitale e dei programmi di elaborazione dei file RAW , l’industria ottica abbia considerato la possibilità di correggere una parte dei difetti dell’ottica a livello software, addirittura già dal file RAW in macchina risparmiando notevolmente nell’utilizzo di materiale pregiati . Questi parametri vengono già applicati dal software di elaborazione all’interno della macchina fotografica che riconosce la lente e oltre alle classiche correzioni della distorsione, vignettatura, aggiunge anche il miglioramento della nitidezza/astigmatismo sui bordi, la riduzione dell’aberrazione ecc…

Detto ciò , visto che la nostra immagine passa attraverso il programma di elaborazione/archiviazione preferito perchè non sfruttare tutta la tecnologia che abbiamo a disposizione? Sarebbe assurdo non farlo.

Immaginate poi se un’azienda riesce a creare una lente, complessa come uno zoom con tanti elementi che si muovono su e giù, superfici asferiche, tra mille compromessi , però  tenendo conto che applicherà successivamente migliorie sul file in base ai parametri di scatto, focale, diaframma, distanza di messa a fuoco.

Il futuro è questo… sempre più software a darci una mano .

Con questo enorme aiuto dato dai software di elaborazione immagine, pilotati da processori potentissimi cosa succede se creiamo uno zoom utilizzando materiali di prima qualità? Succede che avete per le mani il Leica Vario-Elmar-TL F/3.5-5.6 ASPH , un piccolo gioiellino.

Nella serie di obiettivi TL avevo adocchiato anche l’Elmarit 18 ASPH 2.8 , ma dopo una settimana di prove direi che sta un gradino sotto al nostro zoom pur essendo un fisso.

L’ Elmarit 18 ASPH 2.8 ha più aberrazione, più astigmatismo, meno nitidezza ai bordi del 18-56 , però col vantaggio di mezzo stop sulla luminosità massima. A livello di portabilità il 18 è veramente come non averlo…. ma diciamocelo anche il 18-56 è veramente compatto , leggero abbastanza per tenerlo al collo un giorno intero assieme alla T o alla CL  ma con un range di focali molto più ampio.

Sul campo la lente si comporta davvero bene in ogni situazione….. regge bene ai controluce… ha uno sfuocato piacevole  creando davvero uno stacco notevole tra nitidezza e morbidezza…. la resa dei colori è neutra , senza dominanti calde o fredde…

cliccate in basso a destra delle anteprime e scaricate i file al 100%.

 

 

 

… ma soprattutto è nitido,  molto nitido, da bordo a bordo  ….

Utilizzando  il sistema M , sia a pellicola che digitale da anni avevo acquistato anche il bellissimo Super Elmar 18mm F 3.8 pensando di usarlo sui corpi APS-C con apposito adattatore per ripristinare il tiraggio.

Se vi dovesse venire in mente sappiate che il leica Super Elmar 18mm ha  l’inclinazione dei raggi luminosi ottimizzata per il tiraggio e i sensori montati sulle M , perciò ha una resa ottima su M a pellicola, M9, M240, M10 e soprattutto Monochrom dove da il meglio di sè.

Contrariamente a quanto uno pensa, cioè che una lente grandangolare ottima su full frame sia davvero eccellente su formato ridotto,  proprio per il fatto di prendere solo la parte migliore scartando i bordi, qui non da il massimo , specialmente sugli estremi del sensore APS-C.

Quindi vi ritroverete un vetro da 3500 euro che su pieno formato ha una nitidezza e una resa tipicamente Leica ma su APS-C non arriva assolutamente a livelli che ci si aspetterebbe agli angoli, a patto di usarlo da f10 in sù, cosa che lo rende davvero zoppo.

Morale della favola… se cercate un 28mm equivalente su APS-C il 18-56 è la scelta migliore dal momento che ha la qualità indiscussa delle ottiche Leica e la dinamicità di uno zoom tutto fare. Come per il 55-135, questo zoom non deve spaventare per la sua apertura massima relativamente bassa dal momento che gli ultimi sensori sono in grado di mantenere una qualità discreta fino a 6400 iso.

Valori che per chi viene dalla pellicola sono oltre ogni aspettativa…. a 18mm (28mm equivalenti) F 3.5 potete scattare a 1/30 sec evitando il mosso e fino  6400 iso praticamente in ogni ambiente, fidatevi…

Tornando al nostro piccolo zoom, lo considero, assieme al 55-135 APO della stessa serie TL, una lente da possedere nel corredo della T o CL  e se vi dicessero, che siete dei folli perchè avete speso  1600 euro in uno zoom fategli vedere gli scatti sopra, sono assolutamente paragonabili ai migliori zoom per fullframe F 2.8 con focale equivalente ma con un terzo del peso e della dimensione…. ed ecco perchè sono 1600 euro ben spesi…

 

Leica APO-Vario-Elmar-TL 55-135 F 3.5-4.5 ASPH

Il 55-135 APO è sostanzialmente l’equivalente di uno zoom 80-200 su pieno formato.

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Quella sigla APO , sta ovviamente per apocromatico ed è presente solitamente negli obiettivi di maggior pregio e costo per via del particolare schema ottico, che presenta aberrazione cromatica in misura estremamente ridotta che si ottiene con particolari accorgimenti e vetri pregiati che possono utilizzare come in questo caso superfici asferiche.

Oltre ad essere molto nitido e risolvente, questa lente ha un bellissimo bokeh , pastoso , una resa dei colori molto piacevole, mai forzata ed una tridimensionalità tipica delle lenti Leica di fascia alta.

L’ho voluto mettere alla prova sulle colline toscane e le crete senesi e dopo i primi scatti mi sono accorto che essendo molto inciso , vista anche la densità del sensore della Leica CL  (24mp su 24mmx16mm , superiore alla densità della Q2 e della futura SL2), dovevo alzare i tempi minimi a 1/400 sec  per trarne maggior beneficio e non rischiare un micromosso che avrebbe vanificato i vantaggi di tale perfezione ottica.

Con questa lente e la CL consiglio di lavorare con la funzione auto-iso 1/3f , cioè i tempi con l’inverso della focale X 3 che la macchina si calcola da sola  in automatico.

Grazie ai passi avanti dei sensori aps-c di ultima generazione in grado di competere ad alti ISO con le sorellone a pieno formato, si riesce a gestire situazione al limite dei 3200/6400 iso senza particolari difficoltà.

Forse si sente la mancanza della stabilizzazione , obbligandoti a lavorare alla massima focale con tempi superiori all’inverso della focale e ad almeno 1/320 sec. , meglio 1/400 sec. Probabilmente la funzionalità in questione verrà implementata da Leica direttamente sul sensore delle prossime aps-c , com’è infatti l’ultima tendenza delle altre case produttrici …. vedremo…

Per me questa lente, assieme al 18-56  e alla Leica CL forma un corredo aps-c   da 28mm a 200mm equivalenti …. come qualità e nitidezza ha superato perfino la d800 col 70-200 VR 2.8… e sta tutto in una borsina.